Al Festival di Yulin in Cina, l’animalista italiano Davide Acito riesce a salvare una ventina di cani
Niente è riuscito a fermare, ancora una volta il Festival della carne di cane di Yulin, neanche la pandemia, il periodo del lockdown e il rischio di diffusione Covid-19. Ancora una volta, in concomitanza con il primo giorno dell’estate si è svolta la manifestazione cruente, criticata sul piano internazionale. Lo stesso Governo cinese aveva dichiarato l’intenzione di bloccare il commercio di carne di cane e i mercati dove vendono la carne di animali selvatici potenziali veicoli di virus pericolosi per l’uomo.
Eppure, non appena si è distesa la tensione ed è iniziata a scemare l’allarme pandemia, in tutto il mondo sono riprese le attività e in Cina è ripreso il commercio della carne dei selvatici e dei cani.
Ogni anno, per una settimana, a partire dal 21 giugno, si svolge a Yulin nella provincia del Guangxi il festival della carne di cane. Una vetrina degli orrori per gli amanti degli animali. Le maggiori organizzazioni internazionali e associazioni operano sul posto per cercare di bloccare e limitare il massacro di cani e gatti.
Ti potrebbe interessare–> Yulin: nessun divieto per il consumo di carne di cane. Si accendono le proteste
Cani salvati a Yulin
Tra questi, un italiano, Davide Acito che ha creato un’associazione la Action Project Animal-APA con la quale riscattare cani al festival e trovare loro adozione, Purtroppo come da lui stesso dichiarato, quest’anno è riuscito a salvare solo una ventina di cani, laddove, nel 2019, aveva portato via dal festival un centinaio di esemplare.
“Il virus non ha fermato Yulin. E noi abbiamo continuato a salvare cani”, ha dichiarato il giovane attivista italiano.
L’operato di Acito in collaborazione con i veterinari dell’Island Dog Village ha sottratto alla crudele sorte 26 cani, riscattandoli ai loro boia. Tuttavia, non si tratta di acquistare cani per non incentivare il commercio. Al contrario, gli attivisti fanno leva sugli allevatori e i commercianti, portandoli a cedere alcuni esemplari e cercando di convincerli a riconvertire la loro attività. L’organizzazione Humane Society opera con i governi asiatici e in Corea del Sud è riuscita a portare alla riconversione di numerosi allevati di cani destinati alla catena alimentare.
“Quest’anno siamo riusciti a metterne in salvo soltanto 26. Ma era importante esserci e dare un segnale. Noi non ci fermiamo e non ci fermeremo fino a che sarà necessario”, sottolinea Acito al Corriere.it.
I cani salvati da Apa vengono curati e presi in carico dall’associazione che provvede successivamente alla loro adozione, trovando famiglie in Europa. Centinaia di cani hanno trovato una nuova vita passando da una condanna a morte alle attenzioni amorevoli di una famiglia.
L’intervento di Acito a Yulin:
C.D.