A Pontirolo Nuovo, centro di 5 mila abitanti della Bassa bergamasca, il sindaco del paese ha vietato a dei cani di portare le fedi di nozze ai loro proprietari, convolati a nozze con rito civile. Gigliola Breviario, eletta primo cittadino con la Lista Civica Uniti per Pontirolo, ha motivato così la sua scelta: “Sarei stata anche disposta ad accettare i cani in aula, se al guinzaglio e con museruola”.
Il rifiuto è arrivato proprio sul nodo principale della questione: “Quando mi è stato detto che sarebbero stati loro a portare le fedi agli sposi, mi sono opposta. Anche io ho un cane a cui sono affezionata, ma il matrimonio è una cosa importante, seria. Non che i cani non siano importanti. Ma che portassero le fedi mi sembra veramente esagerato. Per questo ho detto no”.
Molto arrabbiata la promessa sposa, Veronica Appiani, 37 anni: “I nostri cani fanno parte della famiglia. Non comprendiamo perché debbano restare esclusi da un momento così importante per la nostra vita”. Le conseguenze del rifiuto del primo cittadino sono più che ovvie: i due fidanzati sceglieranno un altro comune che accetterà di accogliere i cani come ‘paggetti’.
Nessuna norma impedisce che i cani accedano ai luoghi pubblici, in base all’articolo 83 lett. d e al Regolamento di Polizia Veterinaria (D.P.R. n. 320/1954), basta sottostare a delle regole precise. Ai luoghi ed ai mezzi pubblici possono accedere i cani condotti al guinzaglio, con un massimo di lunghezza di 1,5 metri e con la museruola. Tuttavia molto spesso vengono confusi i luoghi pubblici, ovvero quelli di proprietà del demanio dello Stato, che sono accessibili al pubblico e i luoghi aperti al pubblico che, pur essendo di proprietà privata, sono accessibili al pubblico secondo le regole di accesso e le limitazioni stabilite dal proprietario o gestore.
Vi è invece una norma europea che vieta l’accesso degli animali nei luoghi done gli alimenti sono preparati, trattati o conservati come pure una serie di norme locali, comunali, provinciali o regionali emanati attraverso ordinanze per cui anche i sindaci possono disciplinare l’ingresso degli animali nei luoghi pubblici oppure nei luoghi sensibili, come scuole e ospedali. Si tratta di norme che sono contenute nel Regolamento per la tutela degli animali, nel Regolamento di Igiene urbana Veterinaria o nel Regolamento di Polizia Urbana.
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