Un uomo salva un cane dall’annegamento in piscina: si tuffa con tutto addosso, le consegne di Amazon possono anche attendere.
Raccontate storie di salvataggio è come assaggiare un piatto delizioso per il nostro palato: non vorresti liberartene mai. Perché si sa: quando un essere umano ne salva un altro, oppure, come in questo caso, aiuta la vita di un amico a quattro zampe, l’umanità trova un briciolo di coraggio per continuare a esistere.
Sulla storia di oggi si sono espressi in molti, ma non, a detta del sottoscritto, nella giusta maniera. Il fattore principale di questa storia non è il “fattorino di Amazon”, ma l’essere umano che, avendo in tasca tutto il materiale necessario per lavorare si tuffa e se ne infischia di quello che potrebbe accadere. Così è andata per John Cassabria, che stava consegnando un pacco Massachusetts, nella zona di Woburn. Quando a un certo punto, all’interno della casa, ha visto il cane arrancare dall’interno della piscina.
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Fattorino di Amazon o essere umano: a salvare il cane dall’annegamento è un essere umano
Ormai siamo abituati a etichettare tutto: anche il genere umano. Vi immaginate un titolo del genere: “Filosofo salva la vita a un cane”. Credo proprio di no. A quel punto leggeremo, anche giustamente, donna o uomo all’inizio del titolo. E così deve essere per John Cassabria, un uomo che, ha messo da parte il lavoro dando priorità al salvataggio di un altro essere vivente, cosa non molto scontato in questo mondo.
Il cane in questione, dal nome Luka, ha 14 anni e un problema alle gambe. Da tempo cammina in modo alquanto storto e l’aspetto andrà a peggiorare nel corso del tempo. Alla vista di un osso si è letteralmente gettato in piscina per poi “ricordarsi” che non poteva più notare. Alla porta di casa c’era lui: John Cassabria, che si è letteralmente gettato in acqua per salvare il cane, anche se non aveva in suo possesso nessun tesserino da bagnino che gli dicesse come fare.
Qualcuno afferma che la proprietaria di casa, in quel momento assente, abbia mandato una lettera di ringraziamento direttamente a Jeff Bezos, Ceo di Amazon, scrivendo: “Se Luka sta bene è solamente grazie al vostro impiegato”.
La cosa può sembrare anche giusta. Ma vorremo chiedere a Bezos e a tutti gli altri che lavorano ai piani alti Amazon, che fanno del loro lavoro la velocità e l’istantaneità, quanto un esempio del genere, che magari getta al vento ore di lavoro, risulterebbe valido per un test su una futura assunzione con firma Amazon.