Faggete vetuste: dieci siti in Italia nominati Patrimonio dell’Umanità. Per presentare la candidatura era stato realizzato un progetto straordinario intitolato “Forestbeat”, condotto da due fotografi che, per un anno, 365 giorni, hanno ripreso la vita che transita di fronte ad un faggio, regalando al mondo intero, immagini che testimoniano la preziosità di quei luoghi e quanto siano fondamentali per preservare la biodiversità.
E così, la Commissione Unesco per la World Heritage ha accolto la candidatura e ha nominato Patrimonio dell’Umanità ben dieci faggete che si estendono dalla Toscana alla Calabria passando per l’Umbria, il Lazio e l’Abruzzo, integrandoli nel percorso dei faggete vetuste dei Carpazi e di altre regioni d’Europa arrivando a dodici con l’Italia,tra cui: Slovacchia, Ucraina, Germania, Albania, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Italia, Romania, Slovenia e Spagna.
Nella nota viene sottolineato che “fin dalla fine dell’ultima era glaciale, il faggio europeo si è diffuso nelle Alpi, nei Carpazi, nel Mediterraneo e nei Pirenei in un breve periodo di poche migliaia di anni in un processo ancora in corso. Questa espansione è legata alla flessibilità e alla tolleranza delle diverse condizioni climatiche, geografiche e fisiche”.
Piante secolari che nel Belpaese compongono un unicum, lungo una superficie complessiva di oltre 2.000 ettari e dieci siti d’eccezione, di cui ben cinque tra il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, per una superficie complessiva di 937 ettari.
Molti di questi faggete in Italia sono all’interno di riserve e parchi naturali:
– Appennino tosco-romagnolo (riserva di Sasso Fratino, nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna)
– Provincia di Viterbo: Monte Cimino, a Soriano del Cimino, e quella del Monte Raschio, nel Parco naturale di Bracciano-Martignano.
– Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise
-Puglia: Foresta Umbra, con piante alte fino a 50 metri che si trovano nel cuore del Parco nazionale del Gargano.
-Basilicata e Calabria: Foresta vetusta di faggio di Cozzo Ferriero del Parco nazionale del Pollino, con circa 70 ettari di piante di quattro secoli.
La Commissione per la World Heritage ha premiato la biodiversità ma anche l’architettura militare di Monte Morrone, integrato come “Opere di difesa veneziane tra il XVI ed il XVII secolo: Stato di Terra – Stato di mare occidentale”, un sito seriale transnazionale che comprende Croazia e Montenegro. L’Italia arriva a 53 siti Patrimonio dell’Unesco, conquistandosi il record di tutti i paesi a livello mondiale accogliendo il maggior numero di siti sul territorio nazionale.
Un patrimonio, una ricchezza che non può di certo essere ignorata dalle istituzioni.
Lo stesso ministro degli esteri Angelino Alfano ha commentato che “la sessione dell’Unesco riunita a Cracovia ha iscritto nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità due nuovi siti relativi all’Italia. Il primo sono le foreste di faggio primordiali, sito transnazionale condiviso tra il nostro Paese e altri undici Stati europei. Il secondo è un orgoglio dell’architettura italiana: i sistemi di difesa veneziani edificati tra il XVI e XVII secolo”, sottolineando che “con questo risultato, l’Italia si conferma il Paese con il maggior numero di siti Unesco al mondo, ben 53: un’autentica superpotenza di cultura e bellezza”.
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