Esperimenti sui macachi all’università di Torino, ottenuta l’approvazione per uno studio che implicherebbe la vivisezione: dura polemica della Lav.
L’Università di Torino avrebbe ottenuto l’approvazione per uno studio che implicherebbe la vivisezione su macachi. Lo denuncia la Lav, Lega anti vivisezione, che spiega come per la stessa ricerca vengano già utilizzati esseri umani. Purtroppo, come abbiamo potuto vedere, aumenta di anno in anno l’utilizzo di cavie animali, come cani e macachi, nei laboratori. Si tratta di un problema che riguarda anche l’Italia, dove sono circa 600 i laboratori autorizzati dal ministero della Salute a compiere esperimenti su animali. Proprio i macachi sono gli animali il cui sfruttamento nella vivisezione a fini scientifici aumenta di anno in anno.
La Lav fa appello ora al ministro della Salute, Giulia Grillo, e denuncia: “Il Dipartimento di Psicologia dell’università di Torino, infatti, ha ricevuto l’autorizzazione e il finanziamento per una ricerca dal titolo ‘LIGHTUP – Turning the cortically blind brain to see’ che comporta l’uso di macachi da sottoporre a un lungo periodo di training (con immobilizzazione in più parti del corpo per ore, quasi tutti i giorni, per settimane o addirittura mesi) e all’asportazione chirurgica di aree della corteccia visiva al fine di rendere i macachi clinicamente ciechi. Lo studio viene fatto in collaborazione con l’Università di Parma presso la quale gli animali sono stabulati”.
Lanciata anche una petizione, mentre dall’Università di Torino si spiega che i macachi utilizzati nella sperimentazione non verranno accecati, “affermazioni contraddittorie, visto che i macachi subiranno una lesione chirurgica nel cervello con asportazione delle aree della corteccia visiva con danno a livello della V1 proprio per simulare la perdita della vista in persone affette da blindsight, titolo dello stesso esperimento”, sottolinea la Lav. Intanto, Michela Kuan, responsabile LAV Area Ricerca senza Animali, replica alle affermazioni di uno dei ricercatori secondo il quale il cervello non ha recettori del dolore, quindi non è un organo di per sé sensibile. “Se fosse indolore avremmo volontari che si sottopongono a operazioni a cranio aperto completamente svegli! In ogni caso, la procedura è stata classificata come grave, come ammette lo stesso ricercatore, quindi se è stata classificata come una sperimentazione col più alto grado di dolore, come si può dire che non soffrono?”, chiede la Kuan.
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