I cani di Dogman in lizza per la Palm Dog di Cannes
L’anteprima alla 71esima edizione del Festival di Cannes 2018, del film “Dogman” di Matteo Garrone ha riscosso un notevole successo, raccogliendo il plauso della platea, dei critici e della stampa. “Un noir nel quale si mescolano la tenerezza canina, la violenza più squallida e un tocco d’umore liberatorio”.
I giornali francesi hanno esaltato la pellicola, sottolineando che in “Dogman, ritroviamo tutta la potenza di Gomorra con una tensione che sale fino a togliere il fiato”.
Tapis rouge per i cani di Garrone sulla Croisette di Cannes. Davanti ai giornalisti e al pubblico hanno sfilato i cani protagonisti di Dogman tra i quali anche il meticcio tanto amato dal protagonista Marcello (Marcello Fonte) con il quale divide i suoi pasti nel film.
Candidato alla Palm Dog Wamiz, come miglior cane attore, assegnato da 17 anni, il chihuahua congelato di Dogman, il cagnetto nero che viene messo in un freezer durante un furto poi scongelato e rianimato da Marcello.
La critica ha deciso di premiare Dogman con la “Palmdog” ricordando che “i cani donano l’umanità alle persone e in particolar modo, in questo film, ambientato in un contesto d’emarginazione”.
Ci sono stati altri premi, tra cui il Palm Dog Manitarian per il legame cane uomo nel film “Patrick” prodotto da Walt Disney con un simpatico Carlino di nome Harley. Il gran premio della Giuria è andato al cagnolino pechinese immaginario del film “Diamontino”.
La storia del film prende spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto negli anni Ottanta a Roma e che vede protagonista il cosiddetto “Canaro”. Un uomo che aveva una toeletta per cani, Pietro De Negri si trova coinvolto in una rapina da un criminale e pugile dilettante Giancarlo Ricci.
Ricci aveva costretto De Negri a fare un buco nella toeletta di cani per un furto. De Negri venne accusato del furto e finii in carcere. Quando il canaro uscì dal carcere chiese a Ricci metà della refurtiva. Quest’ultimo negò la parte che spettava al Canaro, che per problemi di soldi fu costretto ad avvicinarsi alla criminalità, al traffico di droga e al giro di scommesse illegale. Esasperato, Er Canaro si vendicò e portando Ricci nel suo negozio di toeletta, lo sequestrò e torturò per 7 ore. Compiendo un crimine atroce ed efferato.
Nessuno avrebbe mai pensato che De Negri sarebbe stato capace di un tale orrore.
De Negri fu sottoposto a perizia psichiatrica e venne riscontrato un disturbo paranoico, l’incapacità d’intendere e di volere per via dell’intossicazione cronica da cocaina per cui ne venne esclusa la pericolosità sociale.
Il 12 maggio 1989, il Canaro viene messo in libertà, suscitando un grande clamore mediatico.
“Il protagonista Marcello Fonte ha lavorato per un po’ in una tolettatura per cani, però la sua dolcezza, la sua umanità rendono naturale il fatto che lui parli coi cani o mangi assieme a loro, usando la stessa forchetta”. Sottolinea Garrone, ricordando essere cresciuto con i cani. Per questo, quando lo stesso Garrone parla di come è nata la sceneggiatura, “ogni volta cambiava qualcosa”.
“La storia è cambiata ancora quando ho incontrato Marcellino. Grazie a lui il personaggio del Canaro si fa perdonare tutto, anche le ombre: non puoi non volergli bene”.
C.D.
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