Strade bloccate dalla neve, l’ondata maltempo persistente e infine lo sciame sismico che ha colpito il Centro Italia, già compromesso da diversi mesi, alle prese con emergenze continue. Ritardi nella ricostruzione e nell’assegnazione di moduli temporanei si sommano ad uno scenario preoccupante e problematico per gli stessi soccorritori e interventi. Un territorio martoriato che all’indomani della serie di scosse di magnitudo comprese tra 5.3 e 5.7 si risveglia nel terrore.
In questo scenario gli animali vengono abbandonati a loro stessi soprattutto nelle località più isolate dove è difficile raggiungerli come ad Accumoli, Amatrice e in molti paesi nel Maceratese. Bestiame, canili e stalle in balia delle scosse e della neve mentre i soccorsi stentano a liberare le strade per raggiungerli.
La disperazione arriva da tutti i fronti e dal canile di Chieti, situato vicino ad un fiume a rischio esondazione, ci sono 200 cani da spostare al sicuro. Oltre a ciò diversi allevatori, nelle Marche chiedono aiuto per le loro stalle come a Sarnano, in provincia di Macerata, dove due stalle sono crollate uccidendo un centinaio di capi, mentre una azienda di Gualdo è rimasta gravemente danneggiata.
ALLEVAMENTI- A Pieve Torina, a mille metri di quota, nel Maceratese, un allevatore di 28 anni è disperato, isolato a causa della neve dal suo gregge di 700 pecore: “Gli asini sono rimasti vicino a casa e riesco a farli bere e dargli da mangiare ma ci sono 700 pecore che da martedì mattina non bevono e non mangiano e dopo queste ultime scosse non so in che condizioni sia la stalla. La mia casa era già inagibile dopo il terremoto del 30 ottobre, adesso, dopo le nuove scosse, non è una bella cosa dormirci dentro. Abbiamo una tenda ma come si fa? Fa freddissimo”, dichiara l’allevatore.
Coldiretti ha fatto un tragico epilogo della situazione e delle ripercussioni con oltre il 50% della produzione di latte negli allevamenti delle aree terremotate dove si registrano anche un auamnto degli aborti per lo stress provocato dal freddo: “Si stima che appena il 15% delle strutture di protezione degli animali siano state completate fino ad ora e gli allevatori non sanno ancora dove ricoverare mucche, maiali e pecore, costretti al freddo, con il rischio di ammalarsi e morire, o nelle strutture pericolanti che stanno cedendo sotto il peso della neve e delle nuove scosse”.
In base alle stime dell’associazione di categoria ci sarebbero circa 3mila aziende agricole nei territori terremotati dei comuni tra Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo dove si contano almeno 100mila animali tra mucche, pecore e maiali.
L’associazione Italiana difesa animali e ambiente (Aidaa) ha riferito in una nota che “sono circa un centinaio gli allevamenti di mucche, maiali e ovini di cui non si hanno notizie certe, inoltre ci sono un migliaio di capi che potrebbero essere rimasti sotto la neve. La situazione è in evoluzione, ma la forte nevicata di questi giorni che coinvolge le regioni del centro sud Italia e la situazione che si è venuta a creare per il terremoto di queste ultime ore, oltre a mettere repentaglio la vita degli uomini che vivono nelle regioni colpite, mette a repentaglio anche la vita di migliaia di animali da reddito e di milioni di animali selvatici presenti sul territorio”.
Centinaia di capi sonio deceduti, già provati dal freddo e adesso dall’isolamento. Le organizzazioni animaliste OIPA, ENPA e le associazioni animaliste cercano di operare e intervenire sul posto. Anche se servono soprattutto volontari per spalare la neve e mettere al sicuro gli animali o per portare loro da mangiare. In alcuni casi, come nella frazione di Portola, i carabinieri forestali di Fiastra (Macerata) sono riusciti invece a ripristinare i contatti con un allevamento di 200 capre rimasto isolato a causa della neve.
“Una catastrofe” per il presidente della Regione Marche. Ma la stessa emergenza è anche ad Amatrice, nel Lazio dove la Coldiretti locale, in un’intervista a Radio24, ha spiegato che “la situazione è drammatica: con il nuovo sisma tornano al centro dell’emergenza le persone. Ma chi è rimasto molto spesso fa l’allevatore, ed è disperato perché non riesce a dar da mangiare agli animali da due giorni, le strade sono interrotte e le stalle sono pericolanti”.
ANIMALI DOMESTICI E RANDAGI– A questo si aggiungono i cani e i gatti abbandonati da chi ha cercato di mettersi in salvo e i randagi come recentemente evidenziato da Aidaa, segnalando che oltre 1200 cani erano già deceduti per il freddo e che ben 40mila randagi erano in pericolo.
Tutte le associazioni animaliste sono coinvolte mentre L’Enpa ha lanciato un appello alle istituzioni, ricordando ai Sindaci delle aree colpite di non peggiorare la situazione come in passato “con divieti ingiustificati e di aprire sin da ora le strutture di accoglienza anche agli animali dei cittadini che volessero trovarvi rifugio. Tutti noi uomini e animali, stiamo vivendo un momento estremamente difficile. Possiamo e dobbiamo superarlo ma ciascuno deve fare la sua parte, anche e soprattutto gli enti, le autorità e le istituzioni locali, che in questi mesi non sempre si sono distinti per una gestione razionale ed efficace della crisi”.
FAUNA SELVATICA– L’emergenza è anche per gli animali selvatici che non riescono ad alimentarsi: nelle ultime ore sono stati salvati dal Soccorso Alpino, un capriolo e un cinghiale che stavano affogando letteralmente nella neve.
Un dramma e una corsa contro il tempo se si pensa a quei migliaia di animali rimasti soli che cercano disperatamente di sopravvivere, chiamano e non sanno cosa fare.
Ecc il video del cinghiale salvato
#emergenzabruzzo #emergenzaneve Problemi anche per gli animali: cinghiale bloccato dalla neve, aiutato a liberarsi dal @cnsas_official pic.twitter.com/74jc5sXrkd
— Soccorso Alpino (@cnsas_official) 18 gennaio 2017