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Limpopo, gli elefanti lavorano in smart working: i dettagli dell’iniziativa

Con l’arrivo del coronavirus sono cambiate non solo le nostre abitudini, ma anche quelle degli elefanti.

Elefanti (foto Pixabay)

Carissimi lettori, vi siete mai chiesti se sarebbe mai stato possibile vedere gli animali via Skype o Zoom? Se la risposta è no, vi sarò sincero anche io la pensavo come voi.

Effettuare una chiamata video con un amico o un parente è cosa di tutti i giorni, ma come la si può fare con un animale? Prima di procedere con la storia di oggi voglio schiarirvi le idee.

Il coronavirus ha cambiato le nostre abitudini. Aldilà delle norme da rispettare, quali l’utilizzo della mascherina e il distanziamento sociale, molti stanno lavorando da casa: in smart working.

Queste consuetudini, anche se indirettamente, hanno colpito anche il mondo animale. Prima della pandemia ci si recava allo zoo oppure ad un Safari Park per poter ammirare la bellezza dei nostri amici a quattro zampe. Ma oggi è ancora possibile farlo? E in che modo?

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Limpopo, gli elefanti lavorano in smart working: i dettagli dell’iniziativa

Elefante (foto iStock)

La pandemia da coronavirus ha azzerato gli ingressi ai Safari Park e messo a dura prova le finanze dell’Adventures with Elephants. Un centro faunistico di Limpopo, Sudafrica, che accoglie animali in difficoltà, orfani, destinati all’abbattimento o salvati dal turismo intensivo.

Gli attuali gestori del centro faunistico, i coniugi Sean Hensman e Jenna, per sopperire a questa crisi stanno cercando nuovi modi per finanziare l’attività.

Alla fine i coniugi hanno deciso non solo di organizzare visite agli elefanti via webcam, ma anche di organizzare delle attività per le scuole inglesi direttamente via Zoom.

Il risultato di tale iniziativa darà una finestra virtuale sull’Africa, in cui i bambini avranno l’occasione di vedere da vicino gli elefanti, direttamente dalla loro scuola.

L’Adventures with Elephants è nato circa 30 anni fa in Zimbawe, quando Sean Hensman ricevette due elefanti da addestrare, per evitare il loro abbattimento.

Da allora, sono stati più di 30 gli elefanti salvati e addestrati per scopi educativi per la conservazione della specie. In questo centro faunistico vivono non solo elefanti, ma anche facoceri, suricati, cudù e stambecchi africani.

Senza introiti però il centro è sulla rotta del fallimento e per sopravvivere ha deciso di aprire al pubblico via webcam, unico modo per poter finanziatore la loro attività di recupero degli animali.

Lo stesso Sean Hensman ha affermato che “il loro branco di elefanti è il più diversificato oggetto di ricerche in Africa e nel mondo”.

Sono tanti gli studi effettuati su di loro, ma tutto è andato in stand-by dopo lo scoppio della pandemia da coronavirus. “In questi mesi”, ricorda Sean, “abbiamo davvero combattuto. Non c’era turismo né ospiti internazionali, il che è stato un vero disastro. Anche se avevamo dei fondi di emergenza, è costoso doversi occupare di sette elefanti che mangiano il 5% del loro peso corporeo al giorno, quindi 200 chilo di cibo ogni 24 ore”.

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