Un elefante, anche abbastanza “avanti” con l’età cade in un pozzo nascosto da alcune recinzioni: servono 50 persone per cercare di tirarlo fuori e metterlo in salvo.
Aiutare deve essere, più che un verbo, una parola chiave nel nostro vivere quotidiano. Un modo di “fare gruppo” nel momento del bisogno. Un modo per sentirti “utili” in una società la quale non ci chiama più per nome, ma per utenza. Insomma, nell’aiuto possiamo riscoprire la nostra essenza di esseri umani.
Ovviamente l’aiuto tra di noi è essenziale, non per questo non deve essere trasmesso alle altre creature che abitano questo mondo, come gli animali del cielo, delle acque e della terra. Anzi, più aiutiamo noi stessi, più saremo in grado di aiutare anche loro. Perché, molto spesso, sono loro a donarci quell’aiuto e quell’affetto che noi, ahimè, dimentichiamo in chissà quale angolo della Terra.
Aiutare sì, ma anche essere pronti a entrare in azione quando non esiste niente di calcolato o panificato, e ciò gettarsi a capofitto nell’aiutare qualcuno in difficoltà. Com’è successo in India, ove un gruppo di persone ha cercato, con tutte le loro forze, di estrapolare vivo un elefante caduto in fondo a un pozzo. Un’impresa davvero ardua e pregna di sacrificio e forza di volontà.
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