E’ lutto a Tordesillas, comune vicino Valladolid, dove come ogni anno dal 1534, si tiene la tradizionale caccia al “Toro de la Vega“, riconosciuta nel 1980 come “festa di interesse turistico nazionale” dal Governo spagnolo.
Nonostante le proteste animaliste e le oltre 120mila firme raccolte per fermare la festa, il toro di nome Rompesuelas, è stato ucciso al termine di una crudele usanza per cui l’animale è stato inseguito per una ventina di minuti, da decine di abitanti, armati di lance con le quali lo hanno ferito ripetutamente. L’animale, dopo l’inseguimento, è stato poi abbattuto da un cacciatore in un campo vicino al fiume Douro.
All’insegna della tradizione, denuncia l’organizzazione, vengono “maltrattati e uccisi migliaia di animali”.
Secondo i dati sulla corrida in Spagna, del Ministero della Pubblica Istruzione, Cultura e Sport è stato evidenziato che nel 2014, laddove sono diminuite le corride negli ultimi sette anni, passando da 3.651 nel 2007 a 1.868 nel 2014, registrando un calo del 60%, sono invece aumentati gli eventi che coinvolgono i tori nelle città, passando da 14.262 manifestazioni nel 2011 a 15.848 nel 2014. Nella maggior parte dei casi, ovvero circa la metà di questi eventi si svolgono nella regione di Valencia che vanta degli eventi come “Il toro del fuoco”, durante il quale all’animale vengono applicate delle palle di fuoco sulle corna.
Se da una parte il ministro della giustizia spagnolo, Rafael Catalá ha difeso la festa bollandola come “tradizione” in nome delle libertà democratiche, dall’altra, l’evento ha riacceso un dibattito vivo in Spagna, per cui il leader del partito socialista PSOE, Pedro Sánchez ha espresso la sua contrarietà, promettendo di abolire la ricorrenze, in caso di vittoria alle prossime elezioni.
La Spagna si rivela ancora contro tendenza rispetto a molti paesi europei che stanno vietando spettacoli con animali.