Doma etologica del cavallo. L’addestramento gentile che rispetta la natura e la comunicazione degli equini
La doma etologica si è sviluppata nel corso del XX secolo fondando l’approccio al cavallo e il suo addestramento nel rispetto degli equini, entrando nel loro linguaggio e nella loro comunicazione. Un tipo di addestramento che ha diversi appellativi: doma etologica, doma naturale, doma dolce o gentile. L’addestramento del cavallo si basa sulla conoscenza del suo linguaggio, la comunicazione nel branco e non sulla sottomissione dell’animale.
Quando nasce la doma dolce
La doma dolce o gentile è in realtà molto antica. Già Senofonte nel 350 a.c in un trattato sull’equitazione raccomandava un addestramento senza dolore, sottolineando che un cavallo felice è più efficiente. Ovvero, meglio convincere un cavallo piuttosto che obbligarlo o sottometterlo.
Allo scadere dell’Ottocento, un italiano originario di Livorno, Federico Caprilli, capitano di cavalleria a Pinerolo, ha ideato Sistema Naturale di Equitazione, basato sul principio di permettere al cavallo un movimento il più naturale possibile. Parallelamente, negli Stati Uniti e in altre parti del mondo, vi era la consapevolezza di molti addestratori che hanno poi affinato le loro tecniche di una doma fondata sul rispetto del cavallo. Tra questi, nella prima metà del XX secolo, spicca Monty Roberts, il celebre “Uomo che sussurra ai cavalli”, interpretato da Robert Redford nell’omonimo film.
Monty Roberts ha diffuso la sua teoria a livello mondiale, fondata sull’osservazione e la relazione dei cavalli nel branco e la loro comunicazione. Una tecnica che ha contribuito al recupero di cavalli difficili o traumatizzati. La stessa Regina d’Inghilterra invitò Monty Roberts per una dimostrazione pubblica. La doma dolce di Monty Roberts e il suo metodo join up si diffuse in tal mondo nel Regno Unito e nel resto d’Europa. Tra gli altri sostenitori e promotori di metodi fondati sulla doma dolce vi è anche un altro amerciano, di nome Pat Parelli, tra l’altro ideatore di una testiera, la “testiera parelli” priva di morso.
Che cos’è la doma dolce o naturale
La doma dolce si basa sul fatto che un cavallo che non sia stato maltrattato apprende più facilmente, sarà più efficiente e risponderà meglio ai comandi.
Si fonda sulla comunicazione del cavallo. E’ l’uomo che si deve adattare al linguaggio del cavallo. L’equino è una preda naturale e di conseguenza interpreta i gesti diversamente all’uomo. Vive in branco nel quale ha sviluppato un linguaggio e una comunicazione a seconda dei ruoli e della gerarchia. L’osservazione del cavallo allo stato naturale ha portato Monty Roberts a capire molti comportamenti del cavallo che prima erano fraintesi e diversi segnali che il cavallo usa per comunicare.
Ad esempio se il cavallo è prepotente viene allontanato dal branco e solo quando cede e inizia a dare determinati segnali come la masticazione o abbassa la testa, comunicando di “aver capito lo sbaglio o la lezione” si sottomette e viene di nuovo accettato nel branco. Questo è il metodo sul quale i promotori della doma dolce si fondano.
In questo gioco, si stabilisce una relazione empatica con il cavallo che a quel punto apprenderà più facilmente e potrà essere educato come un cucciolo di cane.
Fasi dell’addestramento
Nell’addestramento sono importanti alcuni elementi: la voce e il movimento del corpo dell’addestratore.
Dal metodo join up ovvero il primo contatto di Monty Roberts si prosegue la doma del cavallo con un addestramento al fianco del cavallo, dando indicazioni con una voce distinta accompagnata dall’azione e ripetendola fino a quando il cavallo non ha memorizzato l’azione richiesta. Viene così integrato l’apprendimento del cavallo alla capacità di stabilire una comunicazione con l’animale.
Rinforzo positivo– La ricompensa è fondamentale. Ogni volta che il cavallo esegue in modo giusto l’azione, ricompensarlo con un bocconcino goloso e con un incoraggiamento, del tipo “bravo”. Al contrario se il cavallo sbaglia, rimproveralo con la voce e un “no” con un leggero tocco di frustino.
Fasi dell’addestramento– La doma dolce richiede pazienza e tempo fino all’apprendimento corretto del cavallo, dall’azione più semplice a quella più complicata. Deve essere graduale e non un apprendimento basato sull’imposizione ma rispettando i tempi del cavallo.
Vale il detto che ci sono “cavalli ad un tempo, a due tempi o a tre tempi”. Ovvero, non tutti i cavalli apprendono allo stesso modo. Alcuni cavalli registrano l’esercizio la prima volta, altri la seconda e infine altri cavalli necessitano più esercizi.
L’azione del cavallo– Per chiedere un’azione al cavallo bisogna dare un determinato stimolo e non appena si ottiene il risultato desiderato va interrotto. Effettuando una data pressione al cavallo come ad esempio per il cambio andatura, non appena il cavallo è partito nell’andatura, viene tolto lo stimolo. In tal modo, il cavallo associa l’andatura con la fine del fastidio/stimolo (pressione delle gambe). Associandola in modo positivo.
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C.D.
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