Il distanziamento sociale negli animali: la bufala dell’isolamento in contrasto con la solidarietà del branco per la sopravvivenza della specie
Le scelte del Governo di prolungare le limitazioni e le restrizioni, proponendo una riapertura parziale e progressiva con la fase 2, ribadendo il concetto di “distanziamento sociale“, sta portando i cittadini a ulteriori sacrifici. Su questo tema, stranamente sono rimbalzate in rete, le notizie riguardanti “il distanziamento sociale” negli animali, per cui è il WWF a parlare di “animali esperti in autoisolamento”. Come se, si volesse giustificare un comportamento, stabilito dal Governo, pertanto innaturale, con il quale s’invita i cittadini a mantenere le distanza perché alcune specie di animali lo farebbero già in natura.
“Mentre noi umani siamo esseri sociali, la grave emergenza sanitaria provocata dal nuovo coronavirus sta costringendo le persone in tutto il mondo a trascorrere più tempo da sole a casa, per molti animali l’autoisolamento non è qualcosa di nuovo, ma appartiene al proprio istinto. Da alcuni mammiferi terrestri a diversi abitanti degli oceani, molti scelgono di vivere in solitudine buona parte della loro vita”. Scrive il WWF.
Visto che la natura è ormai diventata artificiale bisogna ripensare anche all’etologia dimenticando la natura stessa di alcune specie che di per sé sono solitarie. Quindi, si mescola il concetto di isolamento per giustificare quello che è la natura stessa ancestrale di alcune specie e la loro organizzazione sociale complessa.
Come evidenzia l’etologo italiano antispecista Francesco De Giorgio è che “esiste una differenza tra socialità e socializzazione. Il distanziamento sociale è un aspetto di logica e buon senso animale, anche e soprattutto all’interno della stessa specie, quando si incontra co-specifici sconosciuti. Diverso è se parliamo di gruppo famigliare, cioè dove ci sono stretti legami sia parentali, sia adottivi”.
L’elenco diffuso dal WWF e ripreso da numerose testate indica otto specie animali, tra le quali rettili, mammiferi marini, felini selvatici e predatori naturali quali l’orso polare. La contraddizione risiede nel concetto di “isolamento o distanziamento” applicato a specie di per sé solitarie e che in alcun modo pratica il “distanziamento sociale” per evitare contaminazioni di vario tipo. Al massimo, potremmo sostenere che gli animali si isolano dal branco quando si ammalano e stanno per morire.
Tuttavia anche in questo caso, è stata dimostrata la solidarietà in molte specie di animali le quali di fronte a un esemplare malato, i membri del branco si accerchiano attorno a questi animali per proteggerli, così come fanno per i cuccioli e gli esemplari anziani.
Iniziamo con l’elenco del WWF.
Le tartarughe marine sono una specie di per sé solitaria che interagisce con altri simili in determinati periodi legati alla riproduzione o alla migrazione. Una specie che nidifica sulle spiagge e lascia le sue uova. Quando nascono, i cuccioli iniziano la loro avventura che li porterà lungo il viaggio di una vita piena di pericoli nell’oceano. Solo in età adulta torneranno nelle acque vicino alla costa per riprodursi.
Si tratta degli animalo più grandi del pianeta che in rari casi viaggiano in piccoli nuclei famigliari. La balenottera arriva a mangiare 3 tonnellate di krill al giorno. Una specie che s’incontra anche per l’accoppiamento e ha un sistema di comunicazione vocale a bassa frequenza, tra 10 e 40 hertz.
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I leopardi delle nevi sono predatori solitari come la maggior parte dei felini selvatici. Una specie che caccia prevalentemente all’alba o al tramonto. Solo nel periodo riproduttivo il leopardo delle nevi cerca un compagno. Il maschio torna ad essere solitario mentre la femmina si occuperà della prole.
Tutte le specie di orsi sono tendenzialmente solitari. Gli orsi polari sono i più grandi carnivori terrestri e cacciano sulle banchise le foche. Come per le altre specie, cerca un partner nel periodo riproduttivo. Il maschio torna ad essere solitario mentre la femmina si occupa della famiglia.
Nell’elenco è stato inserito il giaguaro una specie affascinante, solitaria, che si accompagna durante la stagione degli amori. Hanno una tecnica di caccia da solitario a differenza di altri grandi felini come il leopardo o i leoni. Il giaguaro infatti sfrutta l’agguato alla preda, mimetizzandosi, arrampicandosi sugli alberi.
Gli organgotango sono una specie a rischio estinzione, minacciati soprattutto dalla distruzione del loro habitat naturale in Indonesia, per far spazio alle coltivazione di olio di palma. Una specie suddivisa in nuclei famigliari: le femmine infatti si occupano della loro prole fino a quando i cuccioli non hanno raggiunto l’età di 6-7 anni.
Il panda gigante è un animale solitario e pacifico che entra in contatto con un partner nella stagione riproduttiva. Successivamente, le femmine provvedono ad allevare da sole i loro cuccioli.
Infine, nell’elenco, è stato inserito l’ornitorinco australiano, un simpatico piccolo mammifero semi-acquatico che tende ad essere un solitario. Frequentemente, in realtà, condivide la sua tana con altre esemplari appartenente alla sua specie, a ridosso di fiumi e torrenti dove si nutre prevalentemente di crostacei. Si accoppia solo per la stagione riproduttiva e come per tutti i mammiferi è la femmina ad occuparsi dei cuccioli e a svezzarli fino a quando non diventano indipendenti, formando in questo modo un nucleo famigliare.
E’ evidente che c’è l’intento di umanizzare determinati comportamenti animali, per cui si potrebbe parlare stilisticamente di “personificazioni” degli animali senza prendere in considerazione e soprattutto senza rispettare la loro stessa natura e il loro istinto. Negli ultimi anni e anche recentemente, sono emersi numerosi studi che hanno provato al contrario che la sopravvivenza della specie consiste nella solidarietà del branco. Ovvero, sia nei canidi, che nei primati, nei roditori e in altre specie, i ricercatori specializzati nel comportamento animali, hanno dimostrato come, ad esempio, i lupi si sostengono a vicenda per il cibo. Cosa che invece i cani, “umanizzati” e forse potremmo dire “corrotti” dalla società del benessere, non fanno più. Ovvero gli stessi cani sono diventati in parte individualisti.
Non a caso, nella lista elencata dal WWF, si tratta per lo più di specie nella maggior parte a rischio estinzione. Per cui potremmo ribaltare il concetto, tornando al ruolo della solidarietà del branco necessaria per la sopravvivenza delle specie.
Inoltre, c’è da aggiungere la suddivisione tra le specie considerate monogami ovvero che restano fedeli al partner tutta la vita nelle quali rientrano mammiferi ma anche volatili mescolando le stesse categorie di specie vivipari e ovovivipari.
In molte specie, la sopravvivenza è legata al nucleo famigliare, soprattutto nelle specie mammifere. I delfini e molte specie di balene si spostano in interi branchi formati da sotto famiglie composte fino a 15 membri che includono fratelli, sorelle e addirittura cugini. Da un punto di vista zooantropologico hanno un sofisticato sistema di parentela per evitare i rischi di consanguineità in natura.
Uno studio recente riportato dal National Geographic spiega al contrario come la sopravvivenza sia legata al numero.
La ricerca pubblicata su Trends in Ecology and Evolution “mostra che capacità numeriche di base sono ampiamente diffuse nel regno animale e possono essere vantaggiose nella lotta per la sopravvivenza”, specifica il neurobiologo Andreas Nieder, presso l’Università di Tuebingen in Germania, che ha commentato la ricerca commentando che “la competenza numerica è presente in quasi ogni ramo dell’albero della vita animale.”
Ovvero, non solo la lotta alla sopravvivenza consiste nell’evitare i predatori ma anche per predare e molti animali, per farlo, hanno sviluppato un’organizzazione sociale, dalle api e gli uccelli ai lupi, grazie anche alla capacità di “elaborare e raffigurare i numeri, e quindi verosimilmente eseguire una forma di conteggio”, viene riportato nell’articolo del National Geographic.
L’importanza dello studio mette in rilievo la capacità di contare negli animali. “Una volta si pensava che la capacità di contare fosse un’abilità esclusivamente umana, forse a causa dell’associazione percepita tra capacità matematica avanzata e genialità,” ha commentato un altro esperto, Lars Chittka, un ecologista comportamentale alla Queen Mary University of London .
Si va dalla facoltà di contare un numero approssimativo in molte specie, come api o formiche alla capacità dell lupo grigio che conosce il numero esatto di animali nel loro branco per cacciare specifiche prede. Tra gli esempi citati, quello dei branchi di leonesse che nella lotta per il cibo o per l’accoppiamento, ascoltano i ruggiti di altri branchi, prima di decidere se combatterli.
I conclusione, non si possono associare specie animali, diverse tra loro per natura, per istinto e per evoluzione, il loro sistema riproduttivo e l’organizzazione sociale propria a ciascuna specie a concetti “umanizzati” quali il termine di “distanziamento sociale”. Al contrario come afferma De Gregorio, autore di una recente pubblicazione intitolata “Nel nome dell’Animalità di cavalli, cani, umani e altri animali” è preferibile parlare di “resistenza delle soggettività”. Ovvero, gli animali sono “uno spunto per cambiare linguaggio e prospettiva”.
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