Un passato in comune con Stephen Paddock, il killer di Las Vegas: l’autore della strage nella chiesa battista di Southerland Springs, in Texas, il 26enne Devin Patrick Kelley, era stato condannato per crudeltà contro gli animali. Era l’estate del 2014: quello che oggi è noto come il killer del Texas si era avventato con violenza contro un giovane husky che ha preso a pugni, colpito al collo e trascinato via. Devin Patrick Kelley abitava in quel periodo in una casa mobile a Colorado Springs. Per quell’episodio di crudeltà, venne condannato a pagare 368 dollari.
L’uomo, morto suicida nella strage, in precedenza, era stato cacciato dall’aviazione Usa per cattiva condotta. Era stato infatto accusato di aver assalito moglie e figlio. Devin Patrick Kelley ha ucciso 26 persone sparando con un’arma semiautomatica durante la messa della domenica. Il tutto per vendicarsi della sua seconda moglie, Danielle Shields. “Non ci sono motivazioni razziali. Non ci sono motivazioni religiose. Era un problema familiare”, hanno spiegato dal dipartimento di pubblica sicurezza del Texas.
Il suo dunque è un passato in qualche modo comune con il killer di Las Vegas. Paddock, un mese fa, ha aperto il fuoco su una folla di centinaia di persone avvalendosi di almeno una ventina di armi automatiche. 59 le persone uccise, oltre 500 i feriti per la più grave strage negli Usa utilizzando comuni armi da fuoco. L’uomo era considerato un rude, ma nessuno forse immaginava quel gesto così violento. Paddock, inoltre, aveva una grande passione per la caccia. Passione che dopo il gesto compiuto era finita sotto accusa.
Del resto, ci sono degli studi comprovati che sembrano correlare in maniera inequivocabile il fatto di uccidere degli animali con quello di aprire il fuoco contro le persone, o quanto meno compiere contro di esse degli atti di violenza in modi diversi. Le osservazioni erano state condotte dalla Yale University, che snocciola anche alcuni numeri significativi. L’80% dei crimini violenti vede i loro protagonisti responsabili del ferimento grave o dell’uccisione di animali. Chi compie violenze contro cani, gatti e non solo, è potenzialmente cinque volte più soggetto a mettere in atto dei reati contro altre persone. In Australia invece un apposito studio commissionato dalla polizia addirittura parla del 100% dei casi a sfondo sessuale in cui i colpevoli hanno sottoposto a sevizie gli animali.
GM
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