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Desensibilizzazione genetica: animali modificati geneticamente per non soffrire

Maiale maltrattato n allevamento intensivo

Modifiche genetiche per non far soffrire gli animali da macello

L’ipocrisia di un sistema mirato a nascondere gli orrori commessi dall’uomo sugli esseri viventi. La responsabilità etica dell’uomo ogni volta sposta l’ago della bilancia verso confini ignoti. Pur di preservare il profitto, l’uomo s’ingegna a trovare espedienti affinché la società di massa accetti ciecamente le decisioni dei governi e delle lobby d’interesse.

Di fronte alla sempre più crescente condanna dei sistemi di allevamento intensivo e alla tutela del benessere animale, la scienza s’interroga sul tema della sofferenza degli animali.

Il 6 marzo 2018, l’Università di Oxford ha annunciato che uno studente di nome Jonathan Latimer ha ricevuto un premio in Pratica Etica per un saggio che per molti potrebbe risultare agghiacciante. Lo studio intitolato “Perché dovremmo modificare geneticamente gli animali usati negli allevamenti industriali”.  Nel saggio, lo studente ha avanzato l’ipotesti di utilizzare la genetic disenhancement nell’ambito degli allevamenti di animali da reddito.

La desensibilizzazione genetica è un metodo scientifico, ad oggi ancora sperimentale e condotto nei laboratori di ricerca, con il quale i ricercatori stanno cercando di sviluppare delle modifiche genetiche negli animali mirate ad eliminare la capacità di provare dolore, per migliorare le loro condizioni di vita negli allevamenti.

Il giovane studioso ha sostenuto come questa tecnica “migliorerà significativamente la qualità della vita degli animali da reddito”.

Esseri senzienti e coscienti

Nell’arco degli ultimi anni, gli animalisti hanno alzato i toni e diffuso numerose inchieste su come gli animali sono trattati nel settore dell’industria alimentare.

Situazioni irreali nelle quali gli animali vivono nell’orrore. Dal metodo intensivo degli allevamenti, al trasporto fino al loro macello. Una catena di violenza e di sofferenza sulla quale si stanno accedendo i riflettori, evidenziando che si tratta di essere senzienti, ovvero capaci di provare sentimenti al pari dell’uomo. La sofferenza di una madre e di un cucciolo che vengono separati, lo stress e il terrore ai quali sono sottoposti questi animali è disumano.

Agnelli che vengono appesi a dei ganci ancora vivi, vitelli sgozzati di fronte ad altri esemplari che attendono di morire, circondati da un bagno di sangue.

Allevamenti intensivi

Natura degli animali come macchine

Ma questo non ha rivelanza. Infatti, se da una parte, questi sopprusi mirati al guadagno economico di pochi, vengono denunciati, dall’altra c’è chi si sta adoperando affinché questo sistema prosegui indisturbato. Cominciando dal negare i diritti naturali degli animali che si fondano sull’etica.

Nell’arco dell’ultimo secolo, gli animalisti hanno condotto delle lotte per far riconoscere i diritti degli animali. Fino ai primi del Novecento, per la società, gli animali non soffrivano.

Solo grazie alle lotte animaliste si è arrivati a provare la natura degli animali. Fino a far riconoscere in alcuni casi che non solo sono esseri senzienti ma anche coscienti, ovvero che sono consapevoli come l’uomo. Questo ultimo elemento è una verità scomoda. Ciò significherebbe che gli animali dovrebbero avere gli stessi diritti delle persone.

Da un punto di vista del metodo della desensibilizzazione genetica, come s’interroga la stessa Costanza Rizzacasa D’Orsogna in un approfondimento sul corriere.it, si potrebbe trattare di un metodo con il quale ridurre la sofferenza degli animali fintanto la società umana non sia più evoluta. Tuttavia, la stessa D’Orsogna solleva numerosi dubbi sulle applicazioni di questo metodo una volta messo appunto e magari approvato dai governi per gli allevamenti. Il rischio di uno slittamento “etico” è più che mai reale.

Ma non solo. Eliminare l’intelligenza, i sensori che registrano il dolore quali scenari futuri potrebbero riservare? Ridurre gli esseri viventi a mere macchine biologiche è decisamente tornare indietro, addirittura nel 600′ quando lo stesso René Descartes parlava di “animali macchine“, ovvero riduceva la vita ad un semplice meccanicismo vitale.

Cucciolo vicino alla madre in un allevamento

Modifiche genetiche sugli animali

Non ci sono limiti allo sfruttamento degli animali. Dagli animali sfruttati per il lavoro, per l’alimentazione, per l’intrattenimento, fino a quelli sfruttati per la scienza. I confini della scienza sono in parte infiniti e in gran silenzio, i ricercatori proseguono la sperimentazione sugli animali sia per la medicina che per il superfluo.

Pratiche che dovrebbero indignare, come quella degli animali modificati geneticamente per creare organi umani da utilizzare nei trapianti. Animali modificati geneticamente per essere più performativi o modifiche genetiche per migliorare qualità estetiche di una razza. La ricerca sulla genetica è arrivata a creare cloni, ma anche a far nascere animali da cellule somatiche. Recentemente, le organizzazioni animaliste nel Regno Unito avevano addirittura lanciato l’allarme riguardo agli animali modificati geniticamente e utilizzati nei laboratori.

La vita di ogni essere vivente merita rispetto. E’ qualcosa che va oltre la meccanica biologica. La complessità dell’organismo comprende anche quello che viene chiamata la memoria emotiva. Facoltà empatiche che hanno un ruolo nel sistema cognitivo. Sentimenti che trascendono il semplice battito di un cuore come il legame che si crea tra una madre e il proprio figlio.

Il rischio di un slittamento dei confini della scienza è palese. Queste pratiche una volta approvate da protocolli a cosa potrebbero portare? La possibilità di snaturare un animale potrebbe facilmente ricadere sugli uomini. Il confine è fragile e la storia ha insegnato che per gli interessi economici, la vita non ha valore. Scenari futiribili, come nella trama di un film di fantascienza nel quale non ci sono robot, ma bensì animali e umani che non provano dolore o emozioni. Ad oggi, abbiamo piante OGM sterili.  A cosa portano queste sperimentazioni?

Mascherare la genetic disenhancement, definendola un metodo etico è una contraddizione.

Prima c’era un termine con il quale furono condannati i nazisti, si chiamava EUGENETICA.

C.D.

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