Dedica una poesia al suo cane maltrattato

Dedica una poesia al suo cane maltrattato

La storia di Icko è una delle vicende che ha maggiormente sconvolto la cronaca d’Oltralpe nel 2015. Il cagnolino, uno yorkshire ha subito le peggiori torture e mutilazioni che si possano immaginare. Il cane era stato trovato per le strade di una località al Sud della Francia, vagava con un laccio legato al muso che gli aveva provocato delle ferite gravi, mutilando il muso del povero animale. Solo perché abbaiava troppo, era stato abbandonato per ben tre volte e alla fine i suoi ex proprietari gli avevano legato il muso e lo avevano chiuso sul balcone. Icko, per disperazione, si gettò dalla terrazza, scappando alle sue condizioni di maltrattamento, per cercare aiuto. Il cagnolino è stato salvato per miracolo e accolto presso il canile locale che dopo aver provveduto ai trattamenti per recuperare le sue condizioni, cercò una famiglia adatta a lui. L’appello di adozione fu notato da una donna di nome Isabella che poco dopo il ritrovamento di Icko ha chiesto di poterlo adottare anche se Icko non era di certo bello, con metà muso.

Da quel momento, Icko e Isabelle sono diventati inseparabili e nonostante i maltrattamenti, la donna racconta che ha preservato la sua allegria e la fiducia nell’uomo. Ovviamente, Icko conserva ancora segni del trauma che ha subito, tende ad abbaiare e a fare la pipi in casa. Un comportamento che solo con l’amore, Isabella sta cercando di recuperare lentamente, senza violenza o senza urlare. Isabella lo porta spesso fuori, per abituarlo senza costrizioni a fare i bisogni all’esterno: “Voglio sconfiggere il maltrattamento degli animali”, afferma la donna che è un avvocato e che sta portando avanti delle piccole battaglie affinché sia cambiata la legge riguardo al maltrattamento, spiegando che la crudeltà deve essere combattuta alla radice.

Lei ha paura di lasciare solo Icko, teme che possa accadere qualcosa a quel dolce cagnolino che ha sofferto. Icko è diventato per lei un simbolo di coraggio e di forza nella vita. Per raccontare al mondo intero cosa abbia significato questo piccolo essere nella sua vita, Isabella ha scritto una poesia che ha dedicato a quel piccolo cane sul quale tutti si erano accaniti:

Poema per Icko

Ecco che da oltre un anno ho poggiato le mie valige
In una dolce casa baciata dal sole
Mangio, dormo, sogno e realizzo
che la mia nuova vita ha il gusto del miele.
Cosa avrei potuto fare da solo, cosa mi sarebbe accaduto
un cane smarrito, senza collare, senza un riferimento, senza un guinzaglio?
Un cane che l’uomo ha così crudelmente abbandonato.
Avrei potuto finire la mia vita come tanti altri randagi
gettati per la strada
dietro alle sbarre, triste e carcerato.
Che cosa sarei diventato se non mi aveste salvato?
Ho promesso a me stesso di non pensarci più.
Vivo e adesso, ogni cosa è nuova per me
Gli odori che mi circondano
la mia cuccia, le carezze e del buon paté,
le lunghe dormite che fanno fremere il mio naso.
In quel momento faccio una pausa e mi stiracchio.
Sono lontani i tempi in cui chiedevo la carità
per una manciata di cibo o un semplice sguardo,
un cagnolino tremolante, affamato e sparuto.
Sono arrivato qui, ho una cuccia e una ciotola
e vi posso assicurare che la vita diventa bella.
Anche se fuori fa freddo, sono al caldo dentro casa
Quando mi addormento non ho più paura dell’indomani.
Vivo con i miei padroni, con la mia zampa tra le loro mani.
Io piccolo bastardo che abbaiava sempre, intrepido.
Adesso assaporo ogni istante come se fosse uno splendido regalo,
Assaggio una vita con un domani ridente.

Testo orginale
Un poème pour Icko
Voilà depuis un an j’ai posé mes valises
Dans une maison douce baignée par le soleil
Je mange, dors, rêve et puis je réalise
Que ma nouvelle vie a la saveur du miel.
Qu’aurais-je fait tout seul, que serais-je advenu,
chien perdu sans collier, sans repère, sans laisse ?
Chien que l’humain cruel soudainement délaisse
j’aurais fini ma route comme tant de clébards
rejeté à la rue par un humain barbare
derrière des barreaux, triste et détenu.
Que serais-je sans vous qui vinrent à mon secours ?
Ma profession de foi est de n’y plus penser.
Je vis donc vous disais-je et c’est pour moi nouveau
les odeurs reniflées dans tous les alentours,
mon panier, des caresses, et de bonnes pâtées
les longues siestes où tressaillent mes naseaux.
Là je fais une pause et soudain je m’épanche.
Il est bien loin le temps où je faisais la manche
pour quelque nourriture ou un simple regard,
petit chien grelottant, affamé et hagard.
Là je me suis posé, j’ai panier et gamelle
et puis vous assurer que la vie devient belle.
Même si dehors il gèle, j’ai chaud à l’intérieur
Quand je m’endors le soir j’ai plus peur de demain
Je vis avec mes maîtres ma patte entre leurs mains
Moi le petit corniaud aboyeur, intrépide
Je goûte chaque moment comme un cadeau splendide
Je déguste une vie aux lendemains rieurs.

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