Una brutta malattia mette in pericolo noi umani: cos’è la psittacosi degli uccelli, quanto è rischiosa e come prevenirla al meglio.
Quando si parla delle malattie trasmesse dai volatili a noi umani, probabilmente ancora più paura crea la psittacosi degli uccelli, che sta iniziando a mietere le prime vittime. Ma che patologia è e di cosa si tratta? Una serie di informazioni sui primi segnali allarmanti e su come prevenirla in modo efficace, prima che sia troppo tardi per la nostra salute.
Gli uccelli devono davvero farci paura? In effetti non si tratta solo di una psicosi frutto di un famosissimo film ma di una realtà: gli umani possono ammalarsi con le zoonosi trasmesse dai volatili. Ma quali sono? Tra le più comuni vi è la salmonellosi, che si contrae attraverso l’ingestione di cibo contaminato e raramente a contatto con gli uccelli in gabbia.
Altro rischio è rappresentato dalla tubercolosi, tramite inalazione o ingestione di microrganismi, ma anche la candidiasi, che colpisce in particolare l’apparato digerente ma anche le vie aeree e, nelle donne, anche l’apparato genitale. La giardiasi invece rappresenta un rischio subdolo poiché si potrebbero inalare le particelle infette nell’aria o si potrebbe contrarre bevendo acqua contaminata.
L’alveolite allergica infine compromette la respirazione e, in generale, le vie aeree attraverso il contatto col volatile: una volta allontanato l’uccello, la stessa allergia dovrebbe sparire.
Sono 5 le morti dovute a psittacosi nell’Unione Europea, che ha lanciato l’allarme a causa dei dati allarmanti ricevuti tra novembre e dicembre del 2023. Ma chi erano le vittime e come si è arrivati alla conclusione che si trattasse proprio di questa malattia degli uccelli, detta anche clamidiosi? Erano tutti umani venuti a contatto con le secrezioni degli animali già infetti.
Infatti i soggetti più a rischio sono sicuramente coloro che lavorano a stretto contatto con gli uccelli, nei loro ambienti o che li curano (come i veterinari), poiché l’infezione avviene attraverso le vie respiratorie. Pur non volendo alimentare alcuna psicosi, l’Oms ha ritenuto opportuno segnalare questi decessi come allarmanti e lo stesso virologo Pregliasco dell’Università di Milano ha richiesto responsabilità e attenzione da parte di tutti, per evitare gravi conseguenze di una tra le zoonosi più comuni degli uccelli degli ultimi tempi.
Ad esserne colpiti sono spesso anche gli animali, come la capra, il gatto, il bovino, il suino e la pecora e, seppur rara, potrebbe verificarsi trasmissione anche da uomo infetto a un altro. Consideriamo che gran parte degli uccelli potrebbe esserne portatore sano per lunghi periodi, anche anni. Ma come si manifesta?
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sul tema >>> Dare da mangiare agli uccelli selvatici: la scienza lo sconsiglia ed ecco perché
Qualora dovessimo vedere un uccello apparentemente ammalato, è bene non avvicinarsi e sicuramente non toccarlo, a meno che non ci si protegga con misure adeguate.
E’ bene che in casi come questi si contatti un veterinario, che saprà come intervenire. E’ fondamentale una buona igiene delle mani in generale. Se il rischio di dar da mangiare agli uccelli sia basso, è opportuno fare maggiore attenzione se si entra in contatto con le gabbie sporche di feci e varie deiezioni dei volatili.
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