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Dal Murmasky alle pellicce di cane: la petizione per fermare gli orrori

Lo scorso anno l’organizzazione animalista Animal Equality aveva promosso un’indagine sul settore degli allevamenti di animali da pelliccia, tra i quali quelli del Murmasky, una sorta di cane-procione, la cui vendita è legale. Animal Equality denunciò che questo tipo di pelli vengono usate anche nei capi di abbigliamento venduti in Italia.

Il tema è ancora attuale e su Change.org esiste una petizione per il “Divieto vendita in Italia di inserti pelliccia Murmasky” (clicca qui per firmare la petizione).

Nel Belpaese è illegale la pelliccia di cane e gatto ma molto spesso è  difficile distinguere il tipo di pelliccia così come quella del Murmasky che nel 90% dei casi arriva dalla Cina dove vengono usati anche cani e gatti.

Il Murmasky o raccoon dog (cane procione), è un canide di origine orientale che viene allevato e massacrato per creare inserti di pellicce destinata ad ornare giacche, cappotti, borsette ecc.

Le associazioni animaliste da anni ormai hanno denunciato le condizioni orribili degli allevamenti e come questi animali siano barbaramente torturati in assenza di norme che tutelino il loro benessere in Cina. Secondo quanto accertato dai filmati, gli animali vengono  storditi sbattendoli al suolo o colpendoli sul muso e mentre sono ancora vivi vengono tagliate le zampe con un’accetta.Successivamente, gli esemplari sono appesi ad un gancio e la pelle viene loro strappata mentre sono ancora vivi. Scene orribili, disumane che testimoniano la crudeltà pura. Molti animali, dopo questo tragico trattamento vengono poi gettati nei camion, alcuni ancora vivi.

Video agghiaccianti che evitiamo di proporre, ma la cui drammatica testimonianza non può di certo passare inosservata.

Inoltre, spesso si spacciano pelli di pastore tedesco per Murmasky ed è molto difficile poter distinguere i due tipi di pelo e di fatto risulta impossibile effettuare dei controlli ed applicare la legge di divieto a meno di effettuare il test del DNA su ogni singolo inserto.

Animal Equality aveva ricordato che “la Cina è il maggior esportatore di pellicce al mondo. Il 95% della produzione va all’estero, l’ 80% parte da Hong Kong per essere smistata in Europa. Tra il 25% e il 30% degli animali sono catturati in natura mentre il restante proviene da allevamenti ad hoc nati per lo più a partire dagli anni ‘90. Gli animali vengono spesso uccisi nei pressi dei mercati all’ingrosso, sul posto, come documentato anche le investigazioni diffuse”.

In base ai dati, circa un milione e mezzo di cani (e altrettante le volpi) vengono uccisi in Cina ogni anno per l’industria della pelliccia.

lotta75

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