Una protesta fatta di lenzuola con scritte per difendere i daini a Ravenna, in difesa degli animali che alcuni nel ravennate tengono lontani sparando.
Ravenna è una città divisa in due, almeno per quanto riguarda la questione dei daini: da diversi anni ormai, c’è chi si batte streguamente in difesa di questi meravigliosi animali e chi, invece, crede che per arginarne la presenza sul territorio l’unica soluzione sia sparargli.
Negli ultimi anni, i daini sono stato oggetto di numerose manifestazioni e appelli alla difesa, per salvare questi animali selvatici che ancora oggi troppo spesso vengono abbattuti: in realtà, ci sarebbero diversi metodi decisamente più ecologici e meno crudeli per tenerli lontani da centri abitati e terreni coltivati.
Da qualche giorno a questa parte, una protesta silenziosa si sta facendo strada sul territorio di Ravenna e dintorni per provare a salvaguardare la vita di questi esemplari.
“Giù le mani dai daini”, “I daini non si toccano”, “Lasciateci vivere”: sono soltanto alcune delle frasi che i cittadini ravennati hanno dipinto su lenzuola esposte e appese a finestre, balconi, cancelli e recinti.
Una vera e propria protesta silenziosa, che chi ama gli animali sta mettendo in pratica sperando di farsi sentire dalle autorità con un silenzio a dir poco assordante.
Ad oggi, è l’associazione CLAMA a ricevere e raccogliere tutte le fotografie di lenzuola e striscioni: la protesta in difesa dei daini non proviene soltanto da Ravenna e dai suoi cittadini, ma un po’ da tutta la regione. E’ evidente che questi meravigliosi animali stanno a cuore a parecchie persone, che hanno risposto anche all’appello di Legambiente di qualche mese fa sullo stesso tema.
Era il 16 maggio 2019 quando la sede di Legambiente a Ravenna aveva lanciato un appello: un no deciso all’uccisione dei daini, con tanto di denuncia dell’abbattimento ingiustificato di ben 67 esemplari da parte dei cacciatori nella Pineta di Classe.
Sarebbero tante le possibilità per evitare i fucili: la stessa Legambiente invoca la Legge 157/1992 art. 19 sul “Controllo della fauna selvatica”, che prevede la valutazione di possibilità alternative all’abbattimento degli animali. Ci sarebbero svariate soluzioni ecologiche, come recinzioni e dissuasori, come auspicato da CLAMA che chiede un confronto tra istituzioni e associazioni.
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C.B.
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