Dopo Sciacca, nuova strage di cani avvelenati in massa in Calabria
Non c’è tregua per i randagi. Non solo questi esemplari soffrono l’abbandono, l’erranza, confrontati quotidianamenti ai pericoli legati alla sopravvivenza. Animali cacciati, maltrattati, malati lasciati per le strade nell’indifferenza delle istituzioni. Dopo il massacro di Sciacca in Sicilia con oltre 30 cani avvelenati, a Santa Sofia d’Epiro, ben 17 cani, la maggior parte cucciolo, sono morti con lo stesso trattamento.
E’ quanto denuncia Oipa (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) di Cosenza che rende noto che sulla vicenda stanno indagando i carabinieri. Un ennesimo caso di crudeltà sugli animali, forse un rito di emulazione.
Individui che hanno sparso bocconi avvelenati per le strade del borgo con il preciso intento di uccidere. Una morte dolorosa per questi animali vittime dell’ignoranza. Questi esemplari erano seguite da due signore del posto che li tenevano in una proprietà privata.
La sezione Oipa di Cosenza ha pertanto deciso di presentare una denuncia. Oipa ha ricordato che i responsabili rischiano la reclusione da quattro mesi a due anni.
Al contempo, Oipa ha chiesto al Comune, all’azienda sanitaria locale e alla Prefettura che siano decretata un’ordinanza per “il divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati”.
Sugli esemplari avvelenati saranno condotti degli esami tossicologici per individuare il veleno utilizzato. Bisognerà attendere 40 giorni per i risultati.
Purtroppo, in alcune regioni italiane come la Sicilia e la Calabria i randagi non sono tutelati. Ogni giorno si registrano casi di avvelenamento. Una nota pagina facebook, intitolata la Strage degli innocenti, ha denunciato che proprio a Sciacca e nei comuni vicinim, prosegiono gli avvelenamenti. Animali vittime di persone senza scrupoli che colpiscono indistintamente cuccioli e adulti.
Esemplari seguiti quotidianamente dai volontari che temeno ogni giorno per quelle creature abbandonate e non tutelate.
Immagini raccapriccianti di carcasse di cani, di cuccioli uccisi con una modalità vigliacca. Nessuno ci mette la faccia. Più che di persone senza scrupoli si tratta di individui codardi che colpiscono nell’anonimato animali indifesi. Chi emula questi gesti, emula la codardia. E’ ora che l’opinione pubblica non solo condanni la crudeltà sugli animali. La condanna deve far emergere il vero volto di queste persone.
Molti casi di violenza sugli animali, come nel caso di Angelo, sempre in Calabria hanno fatto emergere una mentalità arcaica che persiste. Una mentalità che si aggrappa a tradizione contadine antiche. Quelle per cui la vita di un animale è solo relegata alla sua utilità. Quando gli animali non servono più come nel caso dei cani da pastore o da guardia o da caccia, diventano una spesa. Questi animali come le cucciolate indisiderate perché ancora c’è chi non sterilizza, vengono eleminati, sempre nel peggiore dei modi.
Non solo chi maltratta un animale è una persona potenzialmente pericolosa. Qui si tratta di uno scontro di civilità. Uno scontro tra evoluzione e persone che non si sono evolute.
C.D.
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