“E’ ora di dire basta”. Quante volte questa esclamazione è stata ripetuta e viene ancora espressa da chi continua ad indignarsi di fronte a determinate violenze e crudeltà. Una richiesta che non solo proviene dai volontari che opera in prima linea e che non possono girare lo sguardo dall’altra parte quando una piccola creatura è stata brutalmente maltrattata, sfruttata e ha bisogno di aiuto o peggio ancora atrocemente uccisa, nell’indifferenza della comunità e delle istituzioni.
La storia del cane Angelo, ucciso a Sangineto e in ricordo del quale è stato realizzato un cortometraggio è esemplare in tale senso e in una serie di servizi realizzati dalle Iene era emersa la mentalità omertosa di chi continua a difendere chi commette reati sugli animali. Spesso la violenza sugli animali viene giustificata come “bravata”. Nella maggior parte dei casi invece la risposta più comune è: “Ma è solo un animale”.
Quello che forze inorridisce non è tanto l’individuo senza scrupoli privo di empatia che commette i reati, quanto il silenzio delle istituzioni che non intervengono a dovere. D’altronde quando la stessa violenza sugli animali è istituzionalizzata e parte di un sistema come nel caso dei macelli, del trasporto animali che viola le norme e il benessere psico fisico di un essere senziente e degli allevamenti lager che operano a volte con la complicità di chi dovrebbe monitorare il fenomeno è difficile sperare in azioni concrete mirate a mettere un fermo alla violenza.
Purtroppo non si tratta di slogan o di una “marcia in difesa di”; si tratta dell’amara e triste realtà di cui sono vittime non solo gli animali ma anche molte persone civili che ogni giorno devono intervenire. Quello che ci si dovrebbe chiedere è se sia giusto assistere inermi a questi orrori e continuare a subirli. La risposta alla solita domanda retorica sembra scontata. Vi è un limite all’indecenza eppure in alcune aree del paese, quelle più emarginate o periferiche c’è chi dovrebbe intervenire che si nasconde sempre dietro alle solite scuse e la burocrazia.
A Gela si è verificato l’ennesimo orrore: quello di un cucciolo innocuo che cercava solo un po’ di protezione. Un cucciolo come tanti, uno dei tanti che in un territorio in cui il tasso del randagismo è elevato, cerca di sopravvivere. Il cucciolo è stato ritrovato morto: “Massacrato a sassate”, denunciano i volontari che lo hanno ritrovato, in prossimità di un luogo, dietro la chiesa di San Domenico Savio, dove spesso giocano i bambini del quartiere.
Secondo quanto viene sottolineato dal Movimento Animalista Sicilia che ha promosso una petizione per chiedere giustizia, il cagnolino era stato trovato la mattina da una giovane volontaria che aveva cercato di metterlo al sicuro: “Era impaurito, affamato, con gli occhietti teneri, così la ragazza ha improvvisato per lui un posto sicuro e gli ha dato da mangiare e da bere, riempendo il suo pancino. Era ritornata la sera a trovarlo per fare la stessa cosa, ma ha trovato il suo corpicino immobile, freddo, privo di vita, e la sua testolina cosparsa di sangue”.
Quell’essere vivente, innocente è stato ucciso a sassate da chi forse voleva dimostrare di essere pià forte degli altri. I volontari denunciano che il cagnolino che aveva un collare, probabilmente, aveva prima provato il dolore e la sofferenza dell’abbandono, poi la crudele sorte.
Nessuna compassione, nessuna empatia, nessuna attenzione: solo indifferenza e omertà.
“Questa mancanza di rispetto viene della sbagliata educazione che ha ricevuto dai genitori”, ribadiscono i volontari che adesso chiedono alle istituzioni, nello specifico al Sindaco di Gela di esprimersi e di intervenire sul fenomeno, per fermare tale massacro.
“Chiediamo che la situazione del randagismo venga risolta subito, troppe anime stanno soffrendo”, viene sottolineato nella petizione, specificando che “il sindaco di Gela, l’Ing Domenico Messinese, deve assumersi l’impegno di risolvere il problema randagismo, non può assolutamente mostrarsi incosciente e superficiale di fronte alla cattiveria umana: troppe anime stanno soffrendo!”.
Sul luogo é intervenuta una pattuglia delle Forze dell’ordine per constatare quanto accaduto ma la volontaria che ha trovato il cucciolo privo di vita ha ricordato che “la ditta di accalappiamento cani ha l’assoluto divieto di prelevare cuccioli, perché ritenuti innocui per i cittadini”.
L’assurdità di un sistema, le sue incongruenze che dimostra quanto troppe volte le leggi siano un limite al buon senso civile e non una garanzia. Molte norme non sono corrette e a farne le spese sono sempre esseri innocenti. Avviare un programma di sterilizzazione con le autorità competenti, una strategia mirata all’insegnamento del rispetto per gli animali non è poi così difficile. Basta volerlo. Anche perché è quasi inutile ricordarlo, ma la violenza sugli animali commessa in età infantile o adolescenziale è sintomo di un malessere e lascia ampio spazio allo sviluppo malsano di una persona che in età adulta potrebbe diventare pericolosa per la società stessa.
Per firmare la petizione clicca qui GELA: cucciolo innocuo e indifeso massacrato a sassate
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