Un cucciolo di lupo venne scambiato per un cane in difficoltà: lo ritrovarono ferito a terra, fu adottato e portato nella loro casa. Le nuove condizioni.
A fare del bene… si finisce a fare del male? Assolutamente no. Sfatiamo subito questo detto o questo “mito” che non appartiene in nessun modo al genere umano. A forza di ripeterlo, per chissà quale stupida ragione, abbiamo finito per crederci e ci siamo scordati quanto sia bello fare del bene, nel momento stesso in cui si effettua un gesto che porterà poi a un buon risultato.
Più che risultato, qui si parla di gesti in sé. Fatti senza aspettarsi nulla in cambio. Un aiuto è un aiuto, quando lo si dà non si pensa ad altro che al voler apportare una modifica a una brutta situazione iniziale. Altrimenti torniamo al becero esempio di prima, quello del “A far del bene… si finisce a fare del male”. Assolutamente no, non siamo di questo avviso.
Nel momento dell’aiuto, però, ci può stare l’attimo di distrazione, soprattutto se la situazione che ci si pone davanti ai nostri occhi non è una che conosciamo o affrontiamo tutti i giorni della nostra vita. La stessa che è capitata a una famiglia, quando anni fa recuperò un cucciolo, che si pensava fosse di cane, ferito a terra. Dopo anni la scoperta: era un cucciolo di lupo.
Il lupo scambiato per un cane: quando fu adottato era ancora un cucciolo, ora inizia una vita diversa
Quando si fa del bene, lo si fa e basta. Ed era lo stesso intento che aveva in mente una famiglia di Pistoia quando, anni fa, raccolse da terra un cucciolo di lupo, ferito alle gambe posteriori. Era davvero un piccolo batuffolo e, prima di adottarlo, fecero in modo di farlo operare alle zampe ormai fratturate.
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Delle placche gli diedero la possibilità di camminare, certo non come un lupo vorrebbe fare. Lo chiamarono Rufus. Ma dopo diversi anni, quando ormai era cresciuto, è arrivata la sconcertante sorpresa: quel cucciolo si pensava fosse un cane, e non un lupo. Per i primi anni di vita condusse un’esistenza con una famiglia che lo considerava un cane a tutti gli effetti.
Presa coscienza della situazione, la famiglia si è rivolta alle autorità competenti che hanno preso in mano la situazione e hanno constato, a tutti gli effetti, che si trattava davvero di un lupo. Quest’ultimo, però, avendo il problema alle zampe ed essendo “avvolto” nelle placche ormai a vita, è stato trasferito in un ambiente adatto a lui, il centro di fauna selvatica Il Pettirosso di Modena.
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La sua indole selvatica era del tutto conservata, ma le sue condizioni non erano al meglio per riportarlo in un ambiente che lo avrebbe riportato al suo stato naturale, nonostante una vita passata tra coccole e amore. Il lupo è stato allora sedato, poi caricato su una macchina adibita per il trasporto e risvegliato al momento del rilascio. Ora sarà seguito a vista da alcuni esperti del settore, compresi un gruppo di veterinari, per vedere le sue reazioni e i suoi movimenti in natura.