Cucciolo gettato in un burrone: è ora di farla finita con la violenza sugli animali

Cucciolo gettato in un burrone: è ora di farla finita con la violenza sugli animali

abbandono animali
Ares, il cucciolo salvato in un burrone

Cucciolo gettato in un burrone. Continuano gli abbandoni crudeli

Abbandoni ma anche cucciolate indesiderate. Ogni anno, nel periodo estivo si fanno i conti con le più atroci crudeltà in materia di maltrattamenti di animali. Uno scenario raccapricciante che per le associazioni e le organizzazioni animaliste impone quanto prima un inasprimento delle pene in materia.

Cani vittime di ogni tipo di violenza o sfruttamento. Nella stagione estiva, aumentano gli abbandoni delle cucciolate. Ancora una volta, come sottolinea Enpa in un comunicato, la Calabria è scenario di una triste vicende di cronaca. Un cucciolo gettato in un burrone pieno di rovi, condannato a morire di stenti, nella campagna della frazione di Motta Santa Lucia, nel Catanzarese.

L’esemplare, un meticcio di taglia media, sarebbe morto se non fosse stato per l’intervento di tre ragazzi che hanno sentito i suoi lamenti. I giovani si sono calati nel fosso, di una profondità di tre metri, provvedendo a portarlo in superficie, affidandolo successivamente ad un ambulatorio veterinario.

L’Enpa ha reso noto che il cucciolo doveva trovarsi in “quella situazione già da molte ore, se non addirittura giorni”. Il cane era in condizioni critiche. Denutrito e infestato da parassiti. Inoltre, i veterinari hanno evidenziato “una frattura del cranio, un forte trauma a carico della spina dorsale e un grave danno neurologico causato proprio dai parassiti”.

“Nelle ultime ore le condizioni di Ares sono migliorate leggermente. La prognosi, tuttavia, è ancora riservata. A preoccupare è soprattutto il danno neurologico. Siamo in stretto contatto con il veterinario che sta curando il cagnetto e seguiamo costantemente l’evolversi della situazione”. Ha dichiarato Antonio Pirillo, coordinatore regionale Enpa per la Calabria.

Reato maltrattamento animali

“Nonostante la nostra normativa stabilisca espressamente che la responsabilità degli animali vaganti ricada sui sindaci, nessuno, e sottolineo nessuno, è intervenuto per aiutarlo”. Ha poi proseguito Pirillo, sottolineando come sempre l’assenza delle istituzioni.

«Di fronte a questo nuovo episodio di abbandono e di crudeltà contro gli animali, l’ennesimo nell’arco di pochi giorni, rinnovo l’appello a governo e Parlamento affinché tengano all’impegno, più volte ripetuto, di inasprire le pene per i reati contro gli animali. Un primo importante passo in questa direzione –

La presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi ha pertanto ricordato la necessità d’inasprire le pene, a cominciare dallo “stop totale all’applicazione della tenuità del fatto ai reati contro gli animali, prevista dall’articolo 131 bis del codice penale, voluto dal governo nel 2015”.

C.D.

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