Cuccioli rischiano di morire soffocati. Sono vittime del commercio illegale di animali d’affezione, in notevole aumento
Rischiavano di morire soffocati in un furgone a causa della solita malvagità umana che non prova pietà neanche di fronte a degli adorabili cuccioli. E’ accaduto in Friuli Venezia Giulia dove la Polizia ha scovato trenta cuccioli di cane in viaggio su un furgone proveniente dall’Est Europa, in un evidente stato di maltrattamento. Ecco com’è andata.
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Lo stato di salute dei pelosetti era così precario che alcuni di loro purtroppo non sono sopravvissuti durante i primi giorni del cosiddetto “sequestro sanitario“. Le loro condizioni infatti erano così critiche da non riuscire a resistere neanche di fronte alle cure dei veterinari dell’azienda sanitaria. I cuccioli sono estremamente fragili e bisognosi di cure. Per tale motivo, la scelta dei destinatari dell’adozione è stata fatta in considerazione delle domande indirizzate al canile di Udine, le quali sono state inserite nel “Registro dei possibili affidatari di animali oggetto di sequestro.”
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Gli animali sono stati affidati in custodia alle persone che hanno fatto richiesta ma ancora i pelosetti sono molto deboli. La loro salute è provata dal trasporto mezzi non idonei ad ospitarli. Al riguardo, si precisa che chiunque volesse accedere al registro, può presentare la domanda menzionando il registro degli affidi presso il medesimo canile. E’ possibile visualizzare i contatti sul sito dell’Azienda sanitaria competente del territorio. In tal modo, si rende più solido il rapporto tra la Polizia stradale e il Corpo forestale regionale, nello specifico con il nucleo operativo dell’attività di vigilanza ambientale che approfondisce i controlli e le attività di indagine, avvalendosi del supporto dei veterinari delle aziende sanitarie.
Purtroppo, il commercio illegale degli animali domestici aumenta a dismisura a causa di un giro d’affari dall’Est Europa al quale bisogna opporsi con attività mirate alla sensibilizzazione e alla prevenzione del fenomeno. Il traffico illegale si muove intorno a motivi di natura economica, basandosi sullo sfruttamento di cuccioli ad un costo minore. Inoltre, i pelosetti provenienti dall’Est Europa non hanno il pedigree e non vengono da allevamenti accreditati. Tale aspetto è testimoniato anche dalla destinazione dei cuccioli consistente nella produzione intensiva e nella vendita ad un costo ridotto, un fatto che non tiene nemmeno conto dei protocolli sanitari. L’operazione di ritrovamento è stata effettuata grazie alla collaborazione del Coa- Centro operativo autostradale.
Speriamo che simili episodi non accadano più e tali fatti inducano le persone a far sentire la propria voce, contrastando tali reati.
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Benedicta Felice
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