In Italia, anzi, in un allevamento italiano, per colpa del Covid verranno abbattuti 30mila visoni nel giro di poco tempo. Sulla vicenda è intervenuto il proprietario.
I problemi e le vicende legati alla questione del coronavirus non sembra dover cessare. Ci avviciniamo, lentamente, alla fine di un anno che definirlo oscuro è fare a esso un gran complimento. Questa pandemia, se da una parte, ci ha distrutto essere e corpo, dall’altra parte ci ha permesso di aprire gli occhi su tante problematiche, prima nascoste, e ora venute alla luce.
Problematiche sociali, riversate su diversi campi, settori e “mondi”. Uno di questi mondi è quello animale. Da tempo si vocifera un contagio anche in alcune specie. Un grosso problema che non permette di sbagliare assolutamente. Un contro è controllare l’essere umano dotato di ragione (anche se non spesso viste le “sporche” vicende di vita quotidiana), un altro è quello del controllo sugli animali. Contagiato uno si contagiano tutti a vicenda.
E il problema sta crescendo, se non a macchia d’olio poco ci manca, nel “mondo” dei visoni. In alcune parti d’Europa, come Danimarca e Olanda, sono stati incentivati gli abbattimenti di interi allevamenti. Da qualche ora è stata “colpita” anche l’Italia, o meglio, il più grande allevamento di visoni appartenente alla nostra penisola.
Che senso ha descrivere un fatto senza dare voce a qualcosa di “diverso”? Il signor Giovanni Boccù, titolare del più grande allevamento di visoni in Italia, in quel di Cremona, esattamente nel comune di Capralba, dovrebbe iniziare a pensare a che tipo di attività ha svolto nel corso degli ultimi anni. Da qui, poi, si potrebbe aprire un grande percorso.
Quest’uomo, intervistato dal Corriere della Sera, ha dichiarato che, nonostante un solo caso di positività (tra l’altro di un suo dipendente, come se un solo caso non bastasse) e tre casi di debole positività nei “suoi” visoni, l’azienda sarà costretta a chiudere per sempre. Lo trasforma in un attacco personale: “Ho una famiglia da mantenere e quattro dipendenti a cui dare uno stipendio”.
È proprio questo il punto: la famiglia da mantenere, le bocche da sfamare, l’azienda di visone da mandare avanti. Ma a visoni chi ci pensa? Nessuno! O meglio, nessuno fino a che non è arrivato il Covid a fare da “paciere”. Questo virus, seppur maledetto, ha aperto, ancor di più, delle falle clamorose nella nostra società. Quella società in cui, per far “cassa”, o se volete per riempirsi le tasche di soldi, alleva e poi uccide, per delle stupide pellicce, degli animali innocenti. Questo dovrebbe capire il signor Boccù, che oggi si vede costretto a chiudere, all’età di 70 anni, la sua azienda dove per quarant’anni ha allevato visoni pronti poi a essere “indossati” da qualche signorotto o signora in giro per il mondo.
E di questo, nonostante il Covid gli abbia messo davanti agli occhi il problema, non se ne cura, continuando a dire che: “Perderò il lavoro di sempre. Io, la mia famiglia e i miei dipendenti. Questa è un ingiustizia”. Noi invece, come amanti degli animali, chiediamo a questo signore: “Non è forse stata la sua l’ingiustizia di aver allevato per una vita intera dei visoni, destinati poi a morire per un niente indossato da alcune persone che dell’etica ambientale e animale non sanno neanche che farci?”
Forse, il Covid, oltre che a far tanti morti, sui quali tutti noi, giustamente, ci addoloriamo, ha aperto un strada in fondo a un tunnel rimasto per troppo tempo buio e che ora vede finalmente uno spiragli di luce. Peccato per i visoni, ma che siano da esempio per un mondo nuovo, per il voler costruire un’etica di natura.
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