Covid e animali: su le adozioni del 15 per cento grazie alla pandemia

Covid e animali: su le adozioni del 15 per cento grazie alla pandemia

In un anno di pandemia da Covid, le adozioni di animali sono cresciute in Italia: secondo Coldiretti l’aumento è del 15 per cento

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Un cane e un gatto domestici (Foto Pixabay)

Il Covid 19 ha fatto aumentare il numero di animali che gli italiano hanno preso con te: le adozioni, negli ultimi 12 mesi, sono cresciute del 15 per cento in tutto lo Stivale. Lo dice un rapporto della Coldiretti, cha ha analizzato la correlazione tra la pandemia in atto e tutti i casi in cui un quattro zampe è stato accolto in una nuova casa da un connazionale.

Covid e animali: su le adozioni del 15 per cento grazie alla pandemia, ma…

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Animali domestici (Foto Pixabay)

L’analisi fatta da Coldiretti risale al 17 gennaio 2021: in quel giorno, occasione della tradizionale benedizione di Sant’Antonio Abate (patrono degli animali), si è contato che le famiglie italiane abbiano adottato il 15 per cento in più di cuccioli da compagnia. Insomma, si sono accolti più quattro zampe nelle nostre case, amici che hanno aiutato molti italiani a superare i momenti difficili del lockdown e della pandemia in generale.

Insomma, moltissimi animali hanno potuto trovare una casa in cui avere amore e affetto grazie a una famiglia in grado di prendersi cura di loro come meritano. Ciò non deve ovviamente far dimenticare quel che è stata la pandemia; tuttavia, è importante cogliere anche questo dato.

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Tuttavia, nelle campagne la tendenza si è invertita: “La crisi ha provocato un crollo della presenza degli animali nelle stalle“, ha chiarito Coldiretti. Insomma, gli animali produttivi hanno invece subito un calo numerico. Un dato che non conforta certo l’ente: anzi, questa tendenza allo spopolamento è una nota negativa.

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Perché gli animali da stalla stanno calando in numero?

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Animali in una stalla (Foto Pixabay)

Pare che mantenere animali da stalla non sia più conveniente a causa di “Pratiche sleali che sottopagano il latte agli allevatori“, chiarisce l’indagine. Insomma, meno soldi ricavati dalla vendita che portano diversi professionisti a chiudere, specialmente nelle zone di pianura e di alta montagna del nostro Paese.

Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado. L’allevamento italiano – conclude la Coldiretti – è poi un importante comparto economico che vale 17,3 miliardi di euro e rappresenta il 35 per cento dell’intera agricoltura nazionale, con un impatto rilevante anche dal punto di vista occupazionale dove sono circa 800mila le persone al lavoro“.

Matteo Simeone

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