Animali negli zoo a rischio abbattimento a causa del lockdown delle attività
Il lockdown mondiale sta mettendo a dura prova l”economia mondiale, ripercuotendosi su molte realtà imprenditoriali. Tra queste, le attività di vario tipo che si occupano degli animali. Maneggi, fattore didattiche, rifugi, associazioni animaliste o centri Cras hanno lanciato numerosi drammatici allarmi per carenza fondi.
In questo scenario, arriva la tragica notizia dello zoo di Neumünster, nella provincia di Amburgo in Germania. Dopo le immagini letizie degli animali negli acquari che hanno riconquistato gli spazi dei visitatori o le dirette streaming dei centri e santuari, con il passare delle settimane di blocco delle attività, l’emergenza economica si è fatta sentire ma anche quella riguardante la salute stessa degli animali ospitati negli zoo o bioparchi.
L’annuncio riportato dal Die Welt di Verena Kaspari, direttrice dello zoo di Neumünster, risuona tragicamente. La direttrice ha infatti reso noto che a causa della crisi, lo zoo ha preparato una lista di animali che molto probabilmente dovranno essere uccisi per primi.
“Potremmo essere costretti a uccidere gli animali e darli in pasto agli altri per sfamarli. Speriamo di no, sarebbe la nostra ultima risorsa”, ha dichiarato la Kaspari, parlando di 500mila euro di perdite.
Tuttavia, anche questa soluzione non risolverebbe la situazione finanziaria ha poi aggiunto la direttrice. A causa del lockdown solo a Pasqua, lo zoo conta 175 mila euro di perdite a primavera. Lo zoo è una fondazione provata che non rientra nel programma di aiuti di emergenza statali per le piccole e medie imprese intraprese dal Governo.
“I pinguini e le foche mangiano una gran quantità di pesce fresco tutti i giorni. Se arrivassimo al punto di non ritorno, piuttosto che farli morire di fame sarebbe meglio sopprimerli, almeno potremmo dar da mangiare agli altri”, ha tuonato la direttrice.
Oltre al problema di alimentazione, gli zoo devono affrontare molte altre spese come il riscaldamento per gli animali che vivono in ambienti tropicali. Gli zoo e parchi bio in Germani hanno richiesto un intervento statale che ammonta a 100 milioni di euro per la copertura delle spese.
Come riporta Agi, la crisi degli zoo è estesa in molti altri paesi come in Austria, dove lo zoo di Vienna ha licenziato il 70% del personale. Questo si ripercuote sulla psicologia degli animali che stanno sviluppando comportamenti anomali provocati dall’assenza di visitatori. Senza il personale che offre loro un sostegno emotivo e uno svago, gli animali negli zoo rischiano di sprofondare in una depressione.
Il primo zoo a lanciare l’allarme fu un parco bio in Svizzera, dove i responsabili avevano notato che gli animali senza la presenza di persone iniziavano ad annoiarsi, palesando comportamenti anomali. Stesso fenomeno registrato in numerosi altri zoo.
Philine Hachmeister, portavoce dello zoo di Berlino, ha riferito che la chiusura si ripercuote sulla salute psicofisica degli animali: “Le scimmie amano molto le attenzioni e il contatto dei visitatori. Anche foche e pappagalli si divertono molto con la gente: ora per loro è davvero noioso”.
Anche allo zoo di Mosca hanno notato che i due panda “sno molto più interessati di prima a tutti coloro che passano davanti alla loro gabbia”.
Anche a Roma, il biologo Francesco Petretti, presidente della Fondazione Bioparco riferisce all’Agi di comportamenti simili.
“Gli animali sono fortemente abitudinari, a volte in certi comportamenti somigliano ai bambini piccoli, hanno bisogno di orari di riferimento e routine consolidate, per loro il pubblico dei visitatori fa parte di questo schema. Gli animali sanno che ci saranno colori e persone a riempire la loro giornata certo ci sono specie come lemuri e scimmie che vivono in gruppo e hanno già una loro socialità, ma pensiamo a giraffe, rinoceronti ed orsi: per loro vedere scomparire gli uomini significa trovarsi smarriti”.
Per questo, sottolinea Petretti “il personale ha intensificato il rapporto di arricchimento ambientale, si fa in modo che gli animali si divertano come ad esempio con una caccia al cibo che non viene messo in una ciotola ma magari nascosto all’interno di un tronco. Così loro passano del tempo a cercarlo e tirarlo fuori. Per la giraffa si posiziona un cesto appeso ad un albero, per l’elefante si mettono le noccioline in una palla con i fori da cui scendono se viene mossa. Tutti strumenti già usati normalmente ma che ora sono stati fortemente incrementati”.
“La contingenza è drammatica, marzo, aprile e maggio condizionano tutto il bilancio – ammette il presidente – perdere tutto l’incasso di quei mesi per questo tipo di strutture determina i conti dell’anno, viviamo con gli introiti degli ingressi dei visitatori, perderli significa trovarsi in difficoltà”.
La direzione del bioparco parla di una perdita drastica della metà dell’incasso annuale. Per questo auspica che il Comune di Roma contribuirà a sostenere il bilancio.
Quello dell’abbattimento negli zoo è una politica che viene comunque promossa ogni anno. Si conta solo in Europa l’abbattimento selettivo di circa 5mila animali. Il caso dell’uccisione della giovane giraffa di due anni di nome Marius allo Zoo di Copenaghen nel febbraio del 2014 per essere smembrata e data in pasto ai leoni, portò sotto ai riflettori questa strategia per contenere la sovrappopolazione negli zoo e il rischio di accoppiamento di animali appartenenti alle stesse famiglie per proteggere i geni della specie.
Quello che emerge alla luce di questa situazione alla quale possiamo aggiungere i diversi casi di animali morti di fame in molti zoo come in Sud America o nel Medio Oriente registrati negli ultimi anni rimette in discussione il tema di uso degli animali per l’intrattenimento per cui sono state fatte pressioni sui governi per vietare gli animali nei circhi. Anche queste strutture, che siano acquari, zoomarine o zoo in realtà perpetrano uno sfruttamento degli animali, in nome della conservazione della specie.
Senza tutele questi animali sono in balia dei bilanci delle fondazioni o società private che li gestiscono. E’ necessario un dibattito con il quale imporre nuove regole per quanto riguarda la gestione delle specie selvatiche molte a rischio estinzione.
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C.D.
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