Decine di milioni di animali vengono utilizzati ogni giorno per i test di laboratorio,questa triste realtà riguarda moltissime case farmaceutiche e anche moltissimi laboratori di cosmesi dove su gli animali vengono testati qualsiasi tipo di composto chimico.
Gli animali vengono infatti utilizzati in tutti i campi, per le più svariate tipologie di ricerca: ricerca biomedica, agricola, automobilistica ,aeronautica, militare, comportamentale e cognitiva e nei test sui prodotti di consumo.
Nonostante moltissimi scienziati sostengano che i test in vitro siano scientificamente più precisi e di qualità superiore rispetto a quelli effettuati su gli animali i test disumani, vengono tutt’ora effettuati su queste povere creature.
Con l’avanzamento della scienza e della tecnologia si è arrivati ad avere la possibilità di effettuare test molto meno invasivi come l’imaging una pratica non invasiva che offre lo stesso risultato senza però dover effettuare il taglio del cervello dell’animale.
In molti studi si è anche riscontrato che i test sugli animali non sono solo dannosi a queste povere creature ma sono tal volta anche completamente inutili ad esempio I test sugli anticorpi per il cancro sono condotti meglio con le cellule umane che non su quelle dei Topi.
Secondo la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti, solo l’8% dei farmaci testati sugli animali è considerato sicuro ed efficace per l’uso umano, mentre il 92% no. Secondo questi dati infatti i test sugli animali non raggiungono i risultati che dovrebbero.
Questo dovrebbe far comprendere che i dati raccolti sulla sperimentazione animale non forniscono sufficienti informazioni per giustificare la crudeltà dei test a cui sono sottoposte queste povere creature.
Lo scorso anno PETA aveva fatto circolare un video (completamente privo animali reali) che mostra quello che accade tutti i giorni nei laboratori, di come un orsacchiotto viene messo in una gabbia legato, rasato, infettato con virus e con sostanze chimiche, tagliato, privato di tutto per poi essere ucciso, e gettato via.
Sfortunatamente le brutte e vecchie abitudini, se così si vogliono chiamare sono dure a morire, si stima che gli animali vengano infatti utilizzati per sviluppare trattamenti medici, per determinare la tossicità e verificarne la sicurezza e l’efficacia dei farmaci almeno dal 500 a.C.
In alcuni manoscritti della Grecia antica sono stati infatti trovate le descrizioni di vivisezione di animali alcuni medici/scienziati del calibro di Aristotele, Erofilo ed Erasistrato eseguirono moltissimi esperimenti su animali vivi per scoprire le funzioni degli organi.
Molti sono stati nell’arco del tempo i pareri contrastanti sull’utilizzare o meno gli animali per questi scopi. Aristotele filosofo, scienziato e logico dell’antica Grecia sosteneva che gli animali mancassero di intelligenza e di conseguenza le nozioni di giustizia non potessero essere applicate a queste creature.
Teofrasto filosofo e botanico non che successore di Aristotele era contrario alla vivisezione egli sosteneva infatti che proprio come gli esseri umani gli animali provano dolore e causare una tale sofferenza a queste creature era un affronto a gli Dei.
Galeno, filosofo e medico dai punti di vista illuminanti che influirono nell’ambito della medicina per più di tredici secoli fino all’epoca del Rinascimento in tutta Europa, nell’arco della sua vita si dedicò a vivisezionare pubblicamente animali vivi .
Il medico arrivò persino a dissezionare un elefante pubblicamente una sorta di intrattenimento popolare per elargire gli studi scientifici.
Cartesio sosteneva che gli animali potessero sentire tutto ma poiché non erano esseri pensanti sosteneva che non erano consapevoli dei loro sentimenti.
Nella storia molti furono i medici e gli scienziati che continuarono la sperimentazione su gli animali definendoli degli automi privi di riflessi, sentimenti e volontà, quindi privi di provare la sofferenza.
Queste teorie e il continuo maltrattare e utilizzare gli animali come cavie per scoprire come effettivamente funziona il corpo portarono a moltissime scoperte come nel caso di William Harvey che scoprì che il cuore faceva circolare il sangue in tutto il corpo e non i polmoni come si pensava in precedenza questo portò il conseguente continuo utilizzo di queste povere creature.
I fautori della sperimentazione sugli animali da sempre affermano che la sperimentazione ha permesso lo sviluppo di numerosi trattamenti che hanno salvato la vita sia dell’essere umano che degli animali stessi.
Ma se ai tempi antichi non esisteva un’alternativa, ora esiste un metodo alternativo per la ricerca che impedisce il maltrattamento degli animali nei laboratori e andrebbe utilizzato.
Sfortunatamente ancora non è così e su molti foglietti illustrativi di moltissimi medicinali utilizzati tutti i giorni da milioni di persone si può ancora leggere : “Non si sono notate reazioni avverse in CUCCIOLI di razza Beagle di età superiore alle OTTO SETTIMANE trattati con un dosaggio pari a 5 volte la dose MASSIMA, ripetuto 6 volte a intervalli da 2 a 4 settimane”.
“Studi di laboratorio eseguiti nei ratti e nei conigli non hanno evidenziato l’esistenza di effetti teratogeni, o di alcuna reazione avversa sulle capacità riproduttiva di soggetti maschi e femmine.”
Il che porta alla conclusione che non solo gli animali siano trattati alla stregua di uno straccio da utilizzare per i propri scopi e da buttare via, ma dovrebbe far comprendere anche quanta sia la sofferenza a cui sono sottoposti questi animali ai quali vengono somministrati farmaci con sovradosaggio pari in questo caso a 5 volte, per determinare l’efficacia e le contro indicazioni di un farmaco.
L.L.
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