Con una decisione definitiva il Consiglio di Stato respinge il ricorso con cui si chiedeva libertà per l’orso M49 dal Casteller.
Continuano a tutt’oggi alcune lotte per far liberare animali che si trovano dentro alcune “prigioni” solo per il fatto di essere ritenuti in ambienti da loro stessi abitati. Uno di questi è l’orso M49, già al centro del dibattito nei mei scorsi.
Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso della LNDC Animal Protection contro la decisione, presa dalla Provincia Autonoma di Trento, lo scorso maggio, di voler rinchiudere nel recinto del Casteller l’orso in questione.
Ovviamente è stata una decisione sofferta e delicata. E non si può di certo dire che il Consiglio di Stato abbia dato pienamente ragione alla PAT. In un comunicato si legge forte e chiaro: “Nonostante sia stata legittima la richiesta da parte della PAT nei confronti della cattura dell’orso, questo non vuol dire che quest’ultimo debba essere rinchiuso in un ambiente sfavorevole. Anzi, bisognerà garantire lui un ambiente favorevole per non incattivirlo”.
Il ricorso per l’orso M49 non viene accettato: parlano anche i due avvocati
Niente ricordo accettato, ma, in questo caso, potremmo dire: “Uomo avvisato, mezzo salvato”. Un detto che va a richiamare l’attenzione della Provincia Autonoma di Trento, affinché si comporti in modo esemplare nei confronti dell’esemplare in questione.
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A parlare, nel corso delle ore, sono stati anche due avvocati. Il primo, Michele Pezone: Responsabile Diritti Animali LNDC. Il secondo, Paolo Letrari. Entrambi hanno seguito da sempre la vicenda e non potevano di certo rimanere in silenzio dopo la sentenza data dal Consiglio di Stato.
Entrambi hanno affermato: “Merita di essere sottolineato il passaggio con il quale il Consiglio di Stato, per contenere la portata negativa di questa decisione, ha affermato che il fatto di essere intervenuti con urgenza in merito alla questione e di aver respinto il ricorso, non sta a significare che la PAT potrà fare quello che vuole con l’orso M49“.
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Anche in questo, in riferimento alle parole degli avvocati, si capisce quanto la decisione sia stata portata a termine per tutelare ambiente, persone e animale stesso. Tutto questo fa ben sperare per il futuro. Ricordando sempre che gli animali, molto spesso, si trovano a casa loro. Non è giusto anche il solo fatto di costruire delle abitazioni limitrofe al loro habitat. Questa più che legge si chiama etica e responsabilità personale. Un concetto che dovremmo cominciare ad assimilare, come già fanno in grande parte del Nord Europa.