Quello che accade troppe volte è che molti cani recuperati in alcuni paesi vengono sottoposti ad eutanasia nei canili. Si tratta di uno dei lati più oscuri e terrificanti di politiche mirate al contenimento del randagismo, così come anche i metodi applicati per sopprimerli, come le camere a gas in Giappone, che condannano gli animali ad una morte lenta e dolorosa. Spesso, gli stessi operatori non vorrebbero applicare le norme e lanciano appelli disperati per aiutare i pelosi inseriti nella lista di soppressione. Proprio in Francia nel 2014, i veterinari dei canili hanno sottoscritto una circolare con la quale si rifiutarono di applicare l’eutanasia sugli esemplari abbandonati o ritrovati, in quanto si tratta di un’azione contraria alla loro etica professionale.
Negli Stati Uniti, per contrastare l’eutanasia istituzionalizzata, sono sorte numerose associazioni animaliste “no kill” impegnate nel recupero dei cani per metterli in sicurezza in rifugi dove non rischiano di morire oppure cercando di riscattare i cani che sono nelle liste di soppressione.
La storia di Cascade è esemplificativa di questa realtà e mostra i paradossi di un sistema. Infatti, questa dolce pit bull è approdata nel canile di Fulton, il County Animal Services in Georgia, nel mese di settembre: era stata trovata per strada con una frattura alla schiena che gli aveva paralizzato l’utilizzo delle zampe posteriori.
Dopo aver stabilizzato le sue condizioni, lo staff del canile si era affezionato a Cascade e ogni volta posticipava la data della sua soppressione con la speranza di salvarla.
“Cercavano qualcuno che l’avrebbe salvata. Mi hanno mandato le immagini delle radiografie chiedendomi se potevamo fare qualcosa per lei”, racconta il fondatore dell’associazione Amici dei pit bull di Forlon, la Friends To The Forlorn Pitbull Rescue, spiegando che la povera Cascade era completamente paralizzata nella parte posteriore e che non poteva fare i sui bisogni da sola.
Il personale del canile si era innamorato di questa cagnolina coraggiosa, diramando appelli continuamente per salvarla dall’eutanasia. In quel periodo, il centro di recupero di pit bull aveva problemi ad accoglierla e non aveva spazio dove collocarla. E così ha dovuto a malincuore rinunciare a salvarla. A distanza di qualche mese, lo scorso 20 novembre, un volontario della Pitbull Rescue si era recato al canile per individuare un cane da salvare.
Sapendo del suo arrivo, lo staff del canile aveva fatto in modo che il volontario incontrasse “casualmente” Cascade: “L’avevano lasciata fuori dalla sua piccola gabbia ed è venuta spedita verso di me, trascinando le sue gambe. Mi sono abbassato verso di lei e ha iniziato a leccarmi il viso, vogliosa di giocare. Pensai che era un cane che amava la vita”, ha dichiarato il fondatore della Pitbull Rescue di Fulton.
A quel punto, non c’è stato verso di dimenticare Cascade per la quale l’associazione si è impegnata per farla adottare: “Adesso, questa tenera pit bull ha finalmente una famiglia ma presto dovrà affrontare delle operazione per migliorare la sua paralisi e sperare che torni a camminare da sola”, racconta il volontario.
Per poterla aiutare, l’associazione deve raccogliere oltre due mila dollari per coprire le spese dell’operazione e i trattamenti successivi.
Ma una cosa certa è che ora, Cascade non dovrà più temere l’eutanasia e davanti a lei c’è una vita che l’aspetta circondata dall’amore della sua nuova “mamma” adottiva.
IL PRIMO INCONTRO CON CASCADE
CASCADE NELLA SUA NUOVA CASA
PRIMA PROVA CON IL CARRELLINO