Crudele e pericoloso, il commercio illegale del pangolino purtroppo non accenna ad arrestarsi ma non è tutto, anche l’Europa è coinvolta in questi traffici clandestini.
Il pangolino, un mammifero tipico dell’Africa equatoriale e dell’Asia meridionale è a rischio estinzione, il motivo fondamentale è legato al commercio illegale di questo animale. Purtroppo da anni il mammifero è al centro di traffici clandestini a causa delle scaglie della sua corazza, che vengono utilizzate per produrre quei rimedi “fai-da-te” senza alcun riscontro scientifico per altro, e della sua carne, che trova il suo commercio soprattutto nei wet market asiatici.
Alcune tesi, diffuse soprattutto all’inizio dell’epidemia e non confermate, consideravano il pangolino come uno dei possibili vettori del passaggio del Coronavirus dai pipistrelli all’uomo. La tesi si basava su un dato, esplicato dal Wwf: “il genoma del virus rinvenuto nei pangolini, che si suppone essersi sviluppato originariamente nei pipistrelli, è quasi identico (al 99 per cento) al Coronavirus 2019-nCoV rinvenuto nelle persone infette”.
Comunque sia, dal dato pervenuto si evince che traffico illegale del pangolino è da considerarsi potenzialmente pericoloso, indipendentemente se il commercio riguardi animali vivi o alcune loro parti, questi traffici illeciti favoriscono possibili zoonosi e il diffondersi di epidemie.
E’fondamentale sottolineare questo aspetto. La cattura e il traffico di fauna selvatica, eseguita nel mancato rispetto della legge, non è causa solo di ingiustizie su povere creature che vengono crudelmente allontanate dalla loro famiglia, dal loro habitat e tenute magari in pessime condizioni che potrebbero provocare traumi e danni fisici agli animali.
Ma, per il rovescio della medaglia, sono una fonte molto pericolosa di possibili epidemie. Molte pandemie come la Sars trovano la loro origine nel mondo animale e nel salto dagli animali all’uomo. Questo passaggio viene enormemente favorito dai wet market, che eseguono la macellazione di queste carni in loco, e da questi traffici clandestini in assenza dei quali, probabilmente, tali malattie resterebbero confinate nelle foreste tropicali e non giungerebbero in zone densamente popolate, scatenando epidemie.
Per approfondimenti potete leggere anche: Come il coronavirus può salvare il pangolino dall’estinzione
La Convenzione Internazionale che regola il commercio delle specie minacciate di estinzione ne ha proibito qualsiasi tipo di commercio nel 2016, ma purtroppo anche questo provvedimento non ha ottenuto i risultati auspicati. Ad oggi, infatti, il mammifero è ancora a forte rischio di estinzione.
Purtroppo dal commercio illegale del pangolino non è esclusa neanche l’Europa. I dati forniti dall’ultimo rapporto Traffic per l’Unione europea, un database che riporta il numero dei traffici illegali intercettati dalle forze dell’ordine, mostrano che nel continente europeo sono stati registrati all’incirca un migliaio di tali sequestri solo nel 2018, per un valore di traffico che supera la sette tonnellate.
Purtroppo il nostro continente non è interessato solo dall’importazione di animali vivi, ma anche, purtroppo, da esemplari morti o da “preparati medicinali” inutili ottenuti da questi animali.
Il Wwf ha così deciso di promuovere una petizione internazionale per sensibilizzare il mondo intero affinché le istituzioni prendano tutte le misure necessarie per frenare questi traffici illeciti.
Il fine della petizione non consiste solo nel salvare le specie in via di estinzione e nel combattere l’illegalità di questi traffici ma anche nell’evidenziare l’effettiva pericolosità di questi commerci e il loro ruolo significativo nella diffusione di zoonosi.
L’organizzazione internazionale ha così creato uno slogan ad hoc per trasmettere il messaggio: “Il commercio illegale di animali selvatici uccide anche te”.
Metà dei traffici clandestini intercettati e censiti, riguardanti l’Europa, interessano flussi in entrata nella comunità, ma non mancano molti casi di traffici interni all’Unione stessa, come si riscontano anche molti episodi di esportazione dall’Europa verso altre parti del mondo, tali traffici vantano come paese di destinazione soprattutto la Cina.
I dati hanno rilevato che la maggior parte delle intercettazioni vengono eseguite negli scali aeroportuali. Si è stimato traffico illegale di flora e fauna a livello mondiali crei un business i cui guadagni ammontino a cifre comprese tra i 7 e i 23 miliardi di dollari all’anno.
E forse, l’aspetto più triste di questa faccenda sta proprio nel constatare come danni provocati ad esseri innocenti e il disinteresse nel rischiare di provocare malattie, anche gravi, arricchiscano, invece, le tasche di esseri immondi.
Per saperne di più sulle intercettazioni di traffici illeciti potete leggere anche: Messico: cucciolo di leone trovato in una scatola all’interno dell’aeroporto.
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