Una denuncia per maltrattamenti è arrivata nei confronti dei proprietari di Giotto, un cane di razza beagle tenerissimo a cui è stato montato un collare elettrico. Questo serviva per impedirgli di saltare la recinzione di casa. La situazione è stata scoperta da due Carabinieri della compagnia di Faenza. Questi si trovavano nei pressi della recinzione di un’abitazione alla periferia di Faenza e hanno notato il cane. L’animale indossava quel dispositivo “anomalo”.
I militari dell’Arma, senza indugiare, hanno citofonato e ad aprire la porta di casa sono stati un 49enne e una 46enne, proprietari di Giotto. Questi hanno spiegato come se si trattasse di una cosa normale il perché il cane aveva un collare elettrico. Serviva appunto per impedirgli di uscire dal giardino. Il collare elettrico era impostato a basso voltaggio, ma comunque pericoloso. I carabinieri se lo sono fatti consegnare.
Quindi si sono fatti consegnare anche la restante parte dell’attrezzatura elettrica, la trasmittente e la scatola con la quale il tutto era stato recapitato a casa. La legge, ricordano i militari dell’Arma, vieta di utilizzare dispositivi del genere sui cani a scopo di addestramento. Giotto stava bene e così non è stato sequestrato ai suoi proprietari. Questi ultimi hanno provato a spiegare che comunque non era loro intenzione maltrattare il cagnolino. Hanno invece detto che lo avrebbero fatto per la sua sicurezza.
Il paradosso, come abbiamo ricordato in altre occasioni, è che facendo una rapida ricerca su Google è possibile reperire facilmente uno di questi collari. Il costo parte da venti euro per arrivare a circa ottanta euro per alcuni modelli. E’ possibile acquistare un collare elettrico anche su Amazon. Anche i militari dell’Arma dei Carabinieri ricordano che la vendita di collari a impulsi elettrici è libera. Questo però non vuol dire che l’utilizzo non sia penalmente perseguibile come avvenuto in passato.
Quella che riguarda l’uso del collare elettrico è una questione annosa. Qualche mese fa, è arrivata una sentenza della Cassazione, la 30155/17, destinata a provocare molte reazioni polemiche. Il 12 settembre del 2016, il Tribunale di Vasto ha condannato un cacciatore alla pena di Euro 1.050 di ammenda. L’accusa nei suoi confronti era di “detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura”. Aveva tenuto legato al collo di due cani di sua proprietà un collare elettrico acceso e funzionante. L’uomo ha fatto ricorso in Cassazione e la Suprema Corte gli ha dato ragione, chiedendo un nuovo processo d’Appello.
GM
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