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Coldiretti lancia l’allarme: “Il caldo ha già ucciso centinaia di animali”

Gli allevatori e la Coldiretti lanciano l’allarme relativo all’emergenza legata al caldo ed alla mancanza di acqua. Le elevate temperature fatte registrare a luglio ed inizio agosto, dove c’è stata anche quella che è stata definita come “la settimana più calda dell’anno”, hanno condotto allo stremo delle forze tantissimi capi di bestiame. Sono centinaia gli animali morti per l’eccessivo stress ed il calore che ha reso invivibili stalle, pollai ed altri rifugi. E’ proprio la Coldiretti a ricordarlo in una nota. In essa si precisa: “Ci sono state perdite ingenti, e l’emergenza è ormai conclamata. Soltanto alcuni interventi estremi effettuati con quello che gli allevatori direttamente interessati avevano a disposizione hanno evitato una ulteriore catastrofe. Le temperature sono rimaste stabilmente oltre i 40° e nella fattispecie delle province di Rieti e Viterbo abbiamo assistito a quella che è stata una ecatombe in piena regola”.

Animali, è emergenza caldo senza precedenti a Viterbo e Rieti

La Coldiretti prosegue: “Per salvare la vita agli animali ci si è ingegnati per assicurare refrigerio con gli impianti irrigui e con tutte le risorse di acqua disponibili. Le vacche ricoverate nelle stalle sono state bagnate più volte al giorno. Le aziende suinicole hanno installato sistemi di ventilazione supplementari. Negli allevamenti avicoli i tubi delle reti di irrigazione sono stati posizionati sui tetti dei capannoni per tenerli costantemente bagnati e mitigare il calore che si sviluppa al loro interno. È stata una settimana infernale. Dall’una alle cinque del pomeriggio abbiamo corso come matti su e giù nei nostri allevamenti per salvare gli animali. Questi, stremati dal caldo, si accasciavano a terra – precisa Mauro Pacifici della Coldiretti di Viterbo – abbiamo avuto perdite pesanti, con elevati tassi di mortalità. So che qualche azienda è arrivata a contare fino a 500 capi morti”.

Oltre agli animali, anche l’agricoltura sta pagando un duro scotto. C’è infatti oltre il 50% del terreno coltivato andato bruciato. E spesse volte i comuni non sono attrezzati per gestire una situazione come questa, mai stata così critica. Non resta loro che rivolgersi alla Protezione Civile e sperare che giunga presto la pioggia, per affrontare quella che può essere definita una calamità naturale in piena regola. 

Antonio Papa

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