La Corte Costituzionale boccia il ricorso degli ambientalisti presentato al Tar delle Marche contro l’uccisione dei cinghiali da parte degli agricoltori muniti di licenza da caccia.
L’uccisione non è mai una cosa di cui vantarsi, anzi, dovrebbe essere un “peccato” di cui non andare fiero. In questi anni si è parlato molto dell’uccisione di alcuni animali attraverso la caccia. Quest’ultima rappresenta un aspetto fondamentale delle recenti lotte ambientaliste. Oggi, più che mai, si discute del fatto che la caccia non possa più prevedere alcuna licenza. Molti animalisti vorrebbero togliere, per sempre, questo “privilegio” che tanti chiamano omicidio.
Molti dei cacciatori si dicono compiere l’atto della caccia per hobby o per sport. Parole amare, senza un gran perché dietro. Uccidere non può corrispondere ad un hobby o a uno sport. Anche perché a quel punto avremmo uno “sport” che, invece della sana competizione, contemplerebbe l’uccisione. Un aspetto su cui insistere sul piano del dibattito e andare a fondo, fino a trovare una soluzione che fatica ad arrivare. Soluzione, o meglio conclusione, che invece è arrivata in relazione al ricorso presentato da alcuni ambientalisti contro l’uccisione dei cinghiali nelle Marche.
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La Corte Costituzionale ha bocciato definitivamente il ricorso presentato da alcune associazioni di ambientalisti contro l’uccisione dei cinghiali nelle Marche. Un ricorso presentato nello scorso periodo allo stesso Tar delle Marche e ad oggi finito con un nulla di fatto. A renderlo noto è stata la Coldiretti Marche.
In pratica la legge regionale, al centro di tanto discussioni, è a tutti gli effetti (come lo era prima del ricorso) applicabile: gli agricoltori muniti di licenza da caccia potranno abbattere i cinghiali all’interno delle proprie aziende.
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Un ricorso che, nelle carte, sosteneva incostituzionale l’estensione ai proprietari dei fondi della possibilità di prendere parte all’attività di selezione prevista dall’articolo 25 della legge. Una tesi respinta dalla Consulta. Una tesi che ora potrà essere impugnata da tutte le altre Regioni che vorranno seguire l’esempio delle Marche. Anche se la popolazione dei cinghiali, negli ultimi anni, è raddoppiata, molti si son detti amareggiati per questa legge. Una norma che ora potrà consentire l’uccisione di questi animali non solo nelle Marche ma in tutto il resto del Paese.
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