Con l’arrivo del caldo, ecco che si può ascoltare il canto delle cicale di notte. Perché emmettono questo suono solo nella calda stagione?
L’estate è fatta di belle giornate, nuovi profumi, tramonti indimenticabili e suoni provenienti dalla natura. Il più famoso? Il canto delle cicale, l’insetto della famiglia cicadidae. Come insegna una nota favoletta di Esopo, mentre le formiche si adoperano alle provviste per l’inverno, le cicale preferiscono cantare.
Eppure con il suo suono sembra che l’estate abbia inizio e ormai talmente abituati a questo che raramente ci si chiede il perché; ma anche il bel canto ha la sua spiegazione.
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Perché “cantano”?
Generalmente si dice che il “canto” sia dovuto allo sfregamento di parti del corpo, ma non è così. Per cominciare il primo errore sta proprio nella definizione: il verso della cicala non si chiama canto ma “frinire”. Questo suono è dato dalla vibrazione dei timballi, ossia le lamine che si trovano sull’addome e servono per questa funzione.
L’amplificazione di tale suono è dovuto alle camere d’aria che fanno riecheggiare lo stridio nelle zone limitrofe. Non tutte le cicale però hanno la possibilità di farlo. Il suono emesso è tipico dei comportamenti del maschio poiché soltanto loro hanno l’organo necessario e nel corso del ciclo riproduttivo, lo scopo è quello di richiamare l’attenzione della femmina.
Bisognerebbe imparare molto dagli animali, insetti compresi, perché in fin dei conti “cosa c’è di meglio di una bella serenata?” Ebbene sì, le cicale emettono i suoni per corteggiamento, per richiamo sessuale. Dopo 24 ore dall’accoppiamento depongono le uova dalle quali poi escono le larve e che rimarranno interrate per diversi anni.
Abbiamo parlato d’estate perché solo in questa stagione le sentiamo, ma le cicale “cantano” in qualsiasi momento dell’anno soltanto con un calo di frequenza nella seconda metà. Se lo sentiamo solo con il caldo è perché avviene il picco della popolazione. Poi l’estate si sa, è la stagione dell’amore!
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Il canto immortale
Sin dall’antichità il canto regolare della cicala è considerato simbolo di immortalità, come dimostra un’antica leggenda. Eos, dea dell’aurora, si innamorò perdutamente del bellissimo Titone, figlio di del re Laomedonte e fratello del re Priamo di Troia. Eos rapì l’uomo e chiese a Zeus di renderlo immortale.
Dall’amore dei due nacquero due figli: uno di loro fu ucciso da Achille durante la guerra di Troia. La donna disperata piangeva ogni mattina e le sue lacrime formavano la rugiada. Quando Zeus regalò l’immortalità a Titone, non gli donò l’eterna giovinezza. Negli anni invecchiava, invece Eos rimaneva giovane.
Il suo corpo piano si indeboliva e rattrappiva sempre di più. La vita non lo abbandonava e gli dei che ebbero pena per lui, accettarono che Eos lo trasformasse in cicala, simbolo della bellezza per gli antichi Greci ed eterna amica dei poeti.
Isabella Bellitto