Alcuni studiosi hanno analizzato un gruppo di cebi striati, detti anche cebi barbuti, un esemplare di scimmia originario del Brasile che si contraddistingue per la particolare abilità di saper sbucciare gli ispidi gusci dell’anacardio, frutto prelibato locale circondato da una superficie dura e vischiosa. I cebi barbuti riescono ad eliminare la parte superflua dell’anacardio lavorandola adeguatamente con una pietra per poi gustarsi il frutto (è proprio il caso di dirlo) del loro lavoro. E secondo quanto osservato da Michael Haslam ed i suoi colleghi dell’Università di Oxford, questa tecnica andrebbe avanti da secoli, da almeno 100 generazioni per la precisione, come suggerito da utensili in pietra ritrovati sul posto e databili intorno al XIII secolo.
Il bello è che molto difficilmente questi strumenti possono essere riconducibili all’opera di artigianato umana per una serie di coincidenze, come la mancanza di vasellame e forme compatibili con la misura delle mani dei cebi barbuti. Si pensa che siano invece stati creati apposta da cebi barbuti per poter aprire i frutti di cui si nutrono. Di conseguenza gli uomini potrebbero aver imparato da queste scimmie a sgusciare i frutti distinguendo le parti buone da quelle non commestibili, anche se questa teoria non è accettata da alcuni addetti ai lavori per la bizzarria dovuta al fatto di concepire delle scimmie “artigiane”.
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