Molti studi di carattere sociologico e psicologico, condotti anche in diversi ambiti, hanno portato alla luce la stretta interconnessione di episodi in cui gli animali vengono maltrattati con altri reati di vario genere. Come evidenziato in diverse occasioni, coloro che maltrattano cani, gatti e simili, sia tramite percosse, atti vessatori in generali o l’uccisione in casi estremi, sarebbero più inclini a ripetere questi gesti sulle persone rispetto ad individui compresi nella fascia di comportamento giudicata normale e socialmente accettabile.
In particolare le vittime più esposte a questi potenziali maniaci sarebbero gli elementi delle fasce più deboli, cioè bambini, anziani e donne, che pur non essendo affatto il “sesso debole”, purtroppo sono sempre al centro di casi di violenza. Infatti, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, sono stati ricordati i dati emersi da un recente studio, che ha messo la lente di ingrandimento sui numerosi casi di violenza domestica avvenuti negli Stati Uniti a partire dagli anni ’70 per arrivare ad oggi. Si è potuto constatare che gli aggressori di oltre il 70% delle donne che hanno subito abusi avevano già in passato perpetrato sevizie nei confronti di animali od avevano minacciato di compierli.
In Italia durante il 2016 sono stati segnalati quasi mille casi che mettono in relazione minacce agli animali con quelle alle persone o con altri crimini. Un caso specifico, quello del cagnolino Pilù, ucciso a Prato, è emblematico di questa situazione. Infatti, la proprietaria del cane ha raccontato in un’intervista al programma le Iene, di aver subito soprusi e minacce dall’ex fidanzato che ha poi torturato per vendetta il cane, una tenera pincherina che si fidava di lui.
Carla Rocchi, presidente dell’ENPA, afferma: “Questo studio non va sottovalutato e rappresenta una importante spia di allarme per la nostra società. Come sempre la prevenzione è sempre la via maestra, e va detto che per fortuna l’applicazione delle leggi è diventato più severo”.
“Il maltrattamento di animali non è più considerato un reato minore, anche se qualcosa in più può sempre essere fatto. Ma possiamo trarre una conclusione importante: fermare un killeri di animali potrebbe contribuire a fermare allo stesso tempo anche un omicida”.
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