La frattura all’arto del cavallo: cosa comporta all’animale e quali sono i rischi
Per secoli, la frattura agli arti di un cavallo comportava l’eutanasia come unica soluzione per alleviare la sofferenza dell’animale. Si tratta di una delle fratture più frequenti e spesso difficile da trattare. Fortunatamente, negli ultimi anni sono stati fatti dei progressi significativi nel settore veterinario grazie anche alle nuove tecnologie. Tuttavia ancora oggi, non è possibile salvare tutti i cavalli in caso di alcune tipi di fratture.
La frattura all’arto è pericolosa per il cavallo quando si verifica agli arti.
I sintomi sono principalmente:
Alcune fratture ossee sono più facili da diagnosticare, la difficoltà sta invece nell’individuare le microfratture. La diagnosi dovrà essere eseguita dal veterinario che dovrà esaminare il cavallo, effettuando anche una radiografia o scintigrafia in base al tipo di frattura. Sarà il veterinario a stabilire come trattare la frattura, se è possibile curarla oppure se l’animale deve essere soppresso perché irrecuperabile.
Ci sono diverse tipologie di fratture. Di norma, se l’osso è rotto in due parti può essere recuperabile. Se la frattura è invece scomposta e interessa articolazioni, sarà più difficile trattarla e recuperarla così come nei casi di fratture esposte. In questo ultimo caso, le fratture esposte penetrando la pelle possono anche comportare complicazioni da un punto di vista delle infezioni.
Secondo alcuni studi, l’osso che viene più frequentemente fratturato nelle gambe anteriori è il terzo metacarpo, negli arti posteriori, la tibia. Le fratture sotto ai nodelli sarebbero invece piuttosto rare.
Se la frattura è piccola ci sono molte probabilità di recupero del cavallo. Ad esempio, le fratture da stress così chiamate sono incomplete e facilmente trattabili. Così come anche nel caso in cui vi sono delle fratture nette a differenza dei casi in cui le ossa vengono distrutte.
Nel caso di fratture irrecuperabili vengono annoverate le fratture composte esposte, ovvero quando l’osso penetra la pelle. Ci sono poche probabilità di recupero e in questi casi è suggerita l’eutanasia dell’animale.
Se l’osso è frantumato non è possibile ricostruirlo.
Tutte le fratture che coinvolgono le articolazioni come i pastorali o che si verificano al di sopra del ginocchio sono in realtà difficili da recuperare.
Anche le fratture al femore, omero e bacino non possono essere trattate. Richiedono un tempo d’immobilità insostenibile per l’animale.
In nessun di questi casi l’arto potrebbe reggere il peso del cavallo e provoca sofferenza atroce all’animale.
Se la frattura è curabile è necessario mantenere subito il cavallo fermo. Spostarlo in clinica per l’intervento o il trattamento.
Se l’arto inferiore presenta la frattura, dovrà essere immobilizzato per limitare lesioni con steccato, benda o tutore removibile.
Se frattura non può essere curata o il proprietario non può sostenere le spese è prevista l’eutanasia essere trasportato in un ospedale veterinario.
Durante il periodo di convalescenza, il cavallo dovrà stare il più possibile fermo, per evitare i rischi di un’altra lesione. Sottoporlo a una dieta equilibrata in quanto possono anche sorgere problemi collaterali legati all’immobilità quali la laminite statica.
Le microfratture sono molto comuni nei cavalli sottoposti a sport agonistici quali salto a ostacoli, galoppo o trotto. Lo stress sollecitato sugli arti durante gli esercizi richiesti porta facilmente alla rottura di alcune ossa.
Le ossa degli arti sono fragili soprattutto sotto al ginocchio e il garretto. Anche le ossa all’interno dello zoccolo si fratturano facilmente e sono difficili da stabilizzare e da guarire.
Sono soprattutto gli arti anteriori che supporto maggiormente il peso del cavallo ad essere più a rischio fratture. Il problema risiede nel fatto che in quelle aree gli arti non hanno un apparato muscolare. Negli arti inferiori vi sono infatti tessuti, tendini e legamenti. Per questo è difficile stabilizzare anche la frattura.
Il cavallo può fratturarsi gli arti in diverse circostanze:
E’ importante fare sempre attenzione all’animale durante gli esercizi. Il riscaldamento del cavallo prima di sollecitarlo nelle andature. Non sottoporlo a esercizi stressanti o troppo impegnativi.
Per i cavalli tenuti al paddock o quando s’intende inserire un nuovo cavallo nel branco è suggerito tenerli sferrati. Un calcio con il ferro è molto più pericoloso che quando il cavallo è sferrato.
Controllare il box, mettere in sicurezza lo spazio assicurando che non vi siano elementi con i quali l’animale si possa ferire o impigliarsi.
Effettuare di tanto in tanto un sopralluogo del terreno dove il cavallo ha accesso. Ripercorrere i sentieri delineati dal cavallo, rimuovere ostacoli o elementi con i quali potrebbe farsi male. Nel caso di terreni scoscesi, nel periodo delle piogge che provocano il fango il cavallo è maggiormente esposto al rischio. Potrebbe spaventarsi o correndo potrebbe scivolare, mettere male l’arto e fratturarsi. In tal caso, è consigliato chiuderlo per un periodo, tempo che il terreno si asciughi o predisporre un’area più ristretta in piano.
Tra le altre fratture più frequenti:
Negli ultimi anni, sono stati fatti progressi nel settore veterinario e della chirurgia per cui oggigiorno molte fratture degli arti dei cavalli possono essere recuperate anche se l’animale non potrà poi proseguirà un’attività agonistica.
Le nuove scoperte hanno sviluppato la tecnica di osteosintesi, che grazie a sistemi meccanici permette la riduzione, cioè la riconduzione a uno stato di normalità, dell’osso infortunato.
Il cavallo viene sottoposto ad un intervento nel quale vengono applicate viti e placche d’acciaio. A fine anestesia, sarà anche già in grado di rialzarsi. Ovviamente, anche in un intervento del genere è richiesto un periodo di convalescenza durante il quale limitare il movimento del cavallo e una successiva riabilitazione.
C.D.
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