Applicare il cosiddetto collare antiabbaio al proprio cane è un reato perseguibile penalmente. Lo ha stabilito una sentenza della Cassazione confermando la condanna per il reato di maltrattamento di animali – come previsto dall’articolo 727 del codice penale – nei confronti di un uomo, che in passato era stato condannato dal Tribunale di Verona per aver messo ai propri animali domestici questo odioso accessorio. Il collare antiabbaio genera delle scosse elettriche appena l’animale emette un verso rumoroso. L’uomo dovrà versare 800 euro di multa dopo aver perso il proprio ricorso alla Suprema Corte. La sua tesi difensiva poggiava sul fatto che non vi erano prove in grado di poter confermare il legame tra l’utilizzo del collare ed i suoi due cani di razza Setter. Inoltre a suo dire la strumentazione veniva applicata solamente per evitare che gli animali arrecassero disturbo ai suoi vicini.
Il ricorso però è stato bocciato in quanto ritenuto inammissibile, perché, come si legge nelle motivazioni della sentenza, «costituiscono maltrattamenti non soltanto quei comportamenti che offendono il comune sentimento di pietà e mitezza verso gli animali per la loro manifesta crudeltà ma anche quelle condotte che incidono sulla sensibilità psico-fisica dell’animale, procurandogli dolore e afflizione». Nel caso in esame, osserva la Corte, «è stato accertato che i due cani si trovavano all’interno di un recinto presso un capannone, muniti di collare antiabbaio funzionante». Un collare che, secondo alcune testimonianze, era «permanentemente» indossato dai due animali.
Un’altra sentenza del giudice aveva posto fine ad un contenzioso tra marito e moglie che si erano separati. E la decisione, arrivata a fine dicembre, è destinata a fare giurisprudenza. Emessa dal Secondo Collegio del Tribunale civile di Modena in una causa di separazione consensuale, la stessa vede ora l’ex marito dover versare, oltre all’assegno per il mantenimento dei figli, anche quello per Alex, il cane di famiglia. Si tratta di 50 euro al mese che andranno al pastore tedesco. La vicenda è riportata dal quotidiano ‘La Repubblica’.
Si tratta di una battaglia vinta dalla ex moglie, assistita dall’avvocato Pierangela Bisconti. La donna, nel suo ricorso giudiziale aveva spiegato che il cane, che appartiene al marito, era un punto di riferimento per la famiglia. Alex non voleva separarsi dal marito, ma nemmeno dai figli della coppia. Il giudice così ha deciso che andava collocato a casa della donna, con gli ex figli. In ogni caso, l’ex marito contribuirà, con i suoi 50 euro, al 50% della spesa, pertinente a entrambi gli ex coniugi.
A.P.
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