Hanno cercato di sopravvivere, tentando fino alla morte, di uscire fuori da quella trappola mortale, lasciando traccie di sangue sul bordo del pozzo in cemento.
Possiamo solo immaginare l’orrore che hanno vissuto quegli esemplari. Il terrore, la paura, i momenti di panico che li accompagnati fino a quando non si sono abbandonati all’ultimo respiro.
Una fine atroce alla quale qualcuno li ha condannati. Un cacciatore che si è voluto liberare di loro in quel modo, probabilmente perché non servivano più o non erano “buoni” per la caccia.
E’ il ritrovamento degli errori, registrato a Montebello Vicentino, da una coppia che stava passeggiando nelle campagne a ridosso del Castello dei Maltraversi. La giovane coppia ha sentito dei flebili guaiti, arrivando nei pressi del pozzo dove vi erano le carcasse di due cani, mentre un terzo esemplare stava cercando in tutti i modi di restare a galla, lamentandosi. Il giovane non ha esitato un istante e ha salvato il cane, un setter adulto, mentre la fidanzata ha chiamato l’Enpa di Arzignano
Sul posto sono intervenute le Guardie Zoofile Enpa Vicenza che hanno accertato la presenza delle due carcasse di cani, in avanzato stato di decomposizione, lasciate marcire un pozzo rettangolare in calcestruzzo nei pressi del castello.
Il caso è stato denunciato alla procura della Repubblica di Vicenza che ha disposto l’autopsia sulle carcasse dei due cani presso l’Ufficio zooprofilattico di Vicenza per stabilire la causa della morte. Ovvero, stabilire se i cani siano morti per annegamento o siano stati gettati in quel pozzo già morti.
L’esemplare salvato aveva un microchip e si chiama Dik. Da una decina di giorni era stato ceduto da un cacciatore ad un altro cacciatore, partito all’estero. Il vecchio proprietario ha riferito di aver ceduto il cane da tre anni, ma di non ricordarsi il nome del cacciatore.
Anche le carcasse degli altri due cani, due femmine di segugio, avevano un microchip. In base alle loro condizioni, le cagne sarebbero morte da circa 3 mesi. Il padrone aveva denunciato il loro smarrimento.
“A prima vista potrebbe trattarsi di incidenti, ma la domanda che sorge spontanea è: ma è mai possibile che tutti questi cani, anche in coppia si lancino dentro a questo pozzo? Visto che i segugi erano fuggiti più volte, potrebbero avere arrecato danni a qualcuno che potrebbe averli gettati così nel pozzo”. Sottolinea Renzo Rizzi, capo nucleo delle guardie zoofile di Vicenza.
Renzi assicura che “le indagini non si fermano, gli animali sono stati posti sotto sequestro dalla procura della Repubblica di Vicenza e attendiamo l’esito degli esami sulle carcasse per sapere la causa della morte e poi vedremo il da farsi. Lavoreremo anche su eventuali responsabilità del proprietario del pozzo che non ha provveduto a coprirlo e metterlo in sicurezza”.
Un caso che ricorda per certi versi la fossa comune trovata nel trapanese, dove, in base a delle ipotesi, probabilmente, cacciatori o contadini si liberavano degli animali, gettandoli nella fossa, lasciandoli morire di fame e di sete, dopo atroci sofferenze. I cani da caccia più fortunati, vengono abbandonati a fine stagione o perché diventati inutili, finendo nei canili, spesso scartati per le adozioni per via di alcuni luoghi comuni riguardanti la loro vivacità.
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Una crudeltà non dovrebbe essere più ammessa e per cui quei cani meritano giustizia.
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C.D.
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