Scoperte 10 vittime di una spaventosa condizione di incuria, i loro cani vivono abbandonati nel fango e mangiano le loro feci.
Gli agenti di Polizia hanno scoperto un raccapricciante altarino riguardante una decina di cani rinchiusi in minuscoli box senza pavimentazione in provincia di Perugia. Un uomo e una donna avrebbero lasciato in stato di completo abbandono e incuria dieci cani in prossimità della loro abitazione, ricreando una sorta di canile abusivo privo di norme igieniche e delle più banali leggi di sana convivenza tra loro.
Visto, innanzitutto, il clima gelido della stagione invernale e le perturbazioni che stanno colpendo la penisola negli ultimi giorni, gli agenti atmosferici sfavorevoli avrebbero aggravato ulteriormente la situazione riguardante l’oppressivo disagio che accompagnerebbe – si crede, stando al sopralluogo, da diversi anni – i poveri esemplari di quattro zampe rimasti prigionieri.
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I cani dei due abitanti del comune di Mangione – soggetti a denuncia dopo la perlustrazione del luogo svolta dalla Polizia Locale – erano sommersi dal fango, data l’assenza di pavimentazione dei loro claustrofobici rifugi, e si trovano costretti a cibarsi di residui di cibo contaminati dalle loro stesse feci che si dimostravano sparse in ogni dove.
La spaventosa abitudine della coppia di coniugi, residente in Umbria, è stata fortuitamente scoperta dalle forze dell’ordine che hanno posto sotto sequestro gli animali vittime di maltrattamento e abbandono, trasportandoli in un luogo sicuro supervisionato da ENPA (Ente Nazione per la Protezione degli Animali).
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Nel frattempo i due individui dovranno rispondere del reato di abbandono di animali commesso, relativo all’articolo 727 del codice penale. Gli animali erano difatti rimasti visibilmente incustoditi, nonostante la poca vicinanza tra i vari box e le loro abitazione, causando ai dieci sfortunati pelosetti un’inimmaginabile sofferenza che si sarebbe protratta a lungo in un habitat a tutti gli effetti considerato sfavorevole e in cui vigeva la loro passività e cattività.
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La legge italiana prevede – in tal caso – un’ammenda pecuniaria che oscillarebbe dai mille ai 10mila euro, con ulteriore possibilità – in caso di mancato pagamento della multa, variabile a seconda della gravità dell’effrazione – di essere soggetti a detenzione, in carcere, per il periodo di un anno.
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