Orrore allo stato puro e sofferenza. Le pellicce sono diventate il simbolo delle atrocità commesse dalla nostra società perpetrate ai danni degli animali. Una crudeltà gratuita che viene commessa a vari livelli: dagli allevamenti, al trasporto fino all’uccisione dell’animale che in alcuni casi viene scuoiato vivo.
E’ difficile immaginare il volto degli aguzzini senza scrupoli che torturano un animale fino a ridurlo in fin di vita per il solo piacere del superfluo e del denaro. Purtroppo il settore della moda, dietro al marketing del “fashion” cela delle mostruosità che preferiremo non vedere.
Negli anni ci sono state numerose campagne, petizioni e proteste mirate a fermare il settore produttivo delle pellicce (clicca qui) con le quali sono stati ottenuti anche degli straordinari risultati come recentemente lo stop dell’Olanda agli allevamenti di visione (clicca qui) e l’adesione di numerosi marchi della moda al movimento “Fur Free” (senza pellicce).
Oltre a quello che viene mostrato, vi è un mondo sotterraneo nel quale regna il mercato degli affari e così molte aziende occidentali si sono spostate in Cina dove possono produrre a buon mercato i loro prodotti. Ma la Cina è uno dei primi paesi al mondo dove i diritti sociali non son rispettati e figuriamoci allora quelli degli animali. Oltre alla terribile realtà degli allevamenti di animali destinati alle pellicce la Cina vanta il triste primato delle pelle di cani e di gatti utilizzati nella moda. Tanto che recentemente è stata promossa dall’Aidaa anche una campagna per controllare maggiormente gli abiti proveniente dalla Cina con pelle, riconducibile ai nostri animali domestici, vietate in Europa (clicca qui).
In tal senso, il marchio Giorgio Armani è da sempre nel mirino degli animalisti per le pellicce di animali impiegate nelle sue collezioni. Nel 2014, il noto stilista fu aspramente criticato dalle organizzazioni per il lancio delle sue pellicce di coniglio e recentemente è stata lanciata una petizione su sosvox.org “Migliaia di cani sono scuoiati vivi per Emporio Armani abiti di moda! Agisci adesso !” con la quale viene denunciato che tutt’oggi “grandi aziende come Armani utilizzano pelle di cane dalla Cina per produrre le loro vesti, prima di venderli nei loro negozi di lusso nei paesi occidentali ai clienti ignari”.
Nella petizioni viene specificato come in Cina non vi sia nessuna legge di protezione animali per cui l’unico modo per iniziare a fermare questi orrori consiste nel boicottare alcuni grandi marchi a cominciare appunto da Armani e chiedere a gran voce di fermare la scuoiatura dei cani a scopo di lucro.
Un fenomeno agghiacciante che riguarda migliaia di povere creature e un traffico illegale che coinvolge anche gli accalappiacani, pagati su commissione in base al numero di esemplari forniti.
Stando a quanto più volte denunciato e rimbalzato sulle pagine dei quotidiani internazionali, questi poveri cani destinati sia al mercato della carne che delle pellicce vengono brutalmente uccisi nella maggior parte dei casi in dei mattatoi illegali. Viene specificato che gli esemplari “vengono pestati fino a quando essi periscono e scuoiate in seguito; alcuni sono scuoiati mentre ancora in movimento e pienamente coscienti”.
Un dolore difficile da immaginare e da descrivere che segna un settore, quello della moda.
“Si prega di denunciare Armani per questa pratica disumana e far loro sapere che quello che stanno facendo è inaccettabile e completamente sbagliato”, è l’appello lanciato nella petizione invitando tutti ad “agire e contribuire a porre fine alla sofferenza di migliaia e migliaia di cani causate da questi funzionari greedycorporate”.
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