Una associazione animalista di Agrigento lancia l’allarme in merito all’altissimo numero di cani randagi presenti sul territorio: “Colpa degli abbandoni”.
Quella del randagismo è una piaga annosa che contraddistingue diverse zone d’Italia. A tutte le latitudini, in tutte le regioni del nostro paese, la presenza di cani randagi rappresenta una questione davvero di difficile risoluzione. Ma questa problematica risulta raggiungere picchi di una gravità considerevole specialmente in Sicilia. Ad Agrigento, l’associazione animalista ‘Aronne’ che opera da molto tempo sul territorio, lancia l’allarme. I rifugi per cani del posto sono ormai saturi e non possono più ospitare altri quattrozampe. Ma purtroppo la presenza degli stessi per le strade locali stenta a fermarsi. Ed anzi, ci sono sempre più abbandoni. Che di conseguenza non fanno altro che ingrossare l’esercito degli animali ‘invisibili’. Animali dei quali nessuno vuole curarsi e nessuno vuole più saperne niente.
Molte volte sono anche gli enti locali i primi a non considerare il problema della presenza dei cani randagi sul proprio territorio degno di essere affrontato. Ci devono pensare poche, intrepide persone a cercare di far fronte alle tante difficoltà quotidiane. Per cercare di tamponare questa emorragia che ha origine molte volte nella disinformazione ed anche nell’insensibilità e nella crudeltà, basterebbe poco in realtà. “Chiunque abbia degli animali in casa dovrebbe pensare a farli sterilizzare. È per il bene di tutti, loro ed anche di tutta la nostra comunità. Ogni settimana abbiamo una media di 45-50 abbandoni di cuccioli, pensate. E questo soltanto ad Agrigento”, sottolinea Sandro Fanara, presidente dell’associazione, all’edizione online del Giornale di Sicilia.
Sempre secondo una stima, si arriva a toccare anche quota duemila abbandoni di cuccioli all’anno. Tutti destinati a diventare cani randagi se prima non succede loro qualcosa di brutto. Il territorio agrigentino risulta essere particolarmente martoriato, tra bocconi avvelenati, episodi di incredibile violenza contro gli animali ed anche la non efficacia di alcuni provvedimenti da parte dell’amministrazione del posto. Eppure c’è per fortuna chi gli animali li ama e continua a sostenerli e ad aiutarli, nonostante tutto. Perché è così che bisognerebbe fare, in un paese che si ritiene essere civile. E perché il grado di civiltà di un popolo si misura da come esso tratta gli animali, come affermava Ghandi.
A.P.
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