Gli animalisti lanciano un grido di allarme, indignati dalla decisione di catturare e scaricare in periferia oltre 30 mila cani randagi nel Bangladesh.
Una decisione che ha scatenato proteste e polemiche di animalisti e amanti dei cani, indignati per le decisioni delle autorità di Dhaka, capitale del Bangladesh, di catturare e trasferire alla periferia della città oltre 30.000 cani randagi. Secondo le autorità locali, il provvedimento si è reso indispensabile data l’evoluzione della situazione dei cani randagi in Bangladesh nelle ultime settimane.
L’annuncio del programma di trasferimento è stato dato pochi giorni fa: gli animali saranno spostati dal centro di Dhaka in altri distretti periferici della capitale del Bangladesh, a seguito del fallimento del programma di sterilizzazione dei cani randagi previsto in precedenza. I cani non possono essere soppressi, grazie a una legge specifica approvata dall’Alta Corte e dal Cruelty to Animal Act, esistente nel Paese fin dal lontano 1920.
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Bangladesh, cani randagi in esubero: la decisione fa discutere
Secondo le autorità locali, il numero di cani randagi nel centro della capitale ha raggiunto ormai dei livelli insostenibili: i residenti non hanno più libertà di spostamento senza rischiare di ritrovarsi di fronte a uno dei numerosissimi branchi di cani che vagano liberamente nelle strade.
Sembra addirittura che ci siano oltre 200 decessi ogni anno a causa della rabbia, malattia tipicamente canina trasmessa all’uomo come altre zoonosi pericolose. I cani randagi dovranno essere catturati, sterilizzati e vaccinati. Poi, a partire dal mese di settembre, saranno trasportati in aree periferiche della città nel tentativo di ridurre la “pressione” nelle zone più centrali.
La decisione non è piaciuta ai tantissimi amanti dei cani che vivono nella capitale del Bangladesh: sono tantissimi i cittadini che si prendono cura di questi amici a quattro zampe, sfamandoli con avanzi di case, ristoranti e mercati. Per non parlare del fatto che i cani randagi svolgono una funzione molto importante, tenendo le strade pulite e scacciando topi e altri animali pericolosi e indesiderati.
Scacciare i cani randagi non sembra essere una buona idea secondo Naim Ibne Islam Adi, responsabile del più grande rifugio per animali randagi dello Stato: le conseguenze del programma saranno a suo parere “catastrofiche”. Secondo l’uomo, i cani randagi trasferiti in zone periferiche e poco popolate saranno affamati e potrebbero attaccare le persone.
La sua proposta è di provvedere al piano di sterilizzazione e vaccinazione, seguito dall’eventuale trasferimento, solo in presenza di un piano per l’alimentazione e il nutrimento dei quattro zampe anche in periferia.
C.B.