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Cani in guerra e da soccorso, il loro incubo continua: nessuno li salva

Cani in guerra, i marines americani protestano per la loro sorte

Cani in guerra, continuano le discussioni e le polemiche relative alla loro situazione una volta tornati a casa.

Il dibattito riguarda il trattamento riservato ai cani in guerra impiegati su più fronti dall’esercito degli Stati Uniti. Nelle scorse settimane il Pentagono aveva confermato casi di maltrattamenti, dei quali si era vociferato prima di allora. In pratica i quattrozampe affidati ai soldati in Afghanistan, Iraq e nelle altre zone del mondo interessate da conflitti dove gli USA sono intervenuti, in parecchi casi ci si è avvalsi anche di apposite unità cinofile. I quattrozampe in questione hanno ricevuto a loro tempo un avanzatissimo addestramento per assolvere agli scopi più disparati. L’impiego di cani in guerra più diffuso è quello relativo al ritrovamento di mine ed ordigni bellici. Grazie al loro fiuto è possibile scovare gli esplosivi nascosti, anche a costo della loro vita. Spesso ai soldati congedati e che fanno ritorno a casa accade di dover fare i conti con la sindrome da stress post-traumatico. Ma lo stesso avviene anche con gli animali utilizzati in zone pericolose. E ci sono tanti altri episodi che li riguardano.

Cani in guerra, la situazione è molto grave

Anche la separazione improvvisa con gli umani accanto ai quali ne hanno passate tante risulta essere sconvolgente dal punto di vista psicologico. Questi poveri quattrozampe sono finiti nella maggior parte dei casi abbandonati nelle gabbie di un canile. Solo in pochi hanno trovato una nuova vita, ottenendo una adozione. Ma le associazioni animaliste fanno sapere che in parecchi di questi casi le famiglie in cui sono approdati sono impreparate nel saper prendersi cura di loro. E per la stragrande maggioranza invece la soluzione finale resta la soppressione. Tra l’altro non ci sono soltanto le vicende di cani in guerra di cui dover parlare. Anche altri animali soffrono le pene dell’inferno a causa della stupidità umana. Cavalli, piccioni viaggiatori e quant’altri. A Londra c’è un epitaffio che li ricorda, “They had no choice”…”Non ebbero scelta”. Le loro sofferenze continuano ancora oggi, in molti altri casi. Anche ben diversi da quelli della guerra.

Ci sono anche altre vittime ed altri eroi a quattrozampe

Pensiamo ai cani da soccorso, che vengono impiegati dopo un disastro naturale. In questo senso è esemplificativa la storia del povero Dayko, un quattrozampe morto di fatica dopo che fu determinante nel salvare sette persone rimaste sotto le macerie nelle ore immediatamente successive ad un terribile terremoto che scosse l’Ecuador. E non mancano anche casi tutti italiani: c’è Camilla, che pure ha salvato delle persone dopo il terremoto di Amatrice e che di recente è scomparsa a causa di una tragica fatalità. La popolazione del comune laziale le ha dedicato una statua. Invece il Quirinale ha ricevuto i cani da soccorso impiegati dopo il disastro dell’Hotel Rigopiano, avvenuto nel gennaio del 2017. Pensate se non ci fossero stati, loro. Pensate se non ci fossero.

A.P.

Antonio Papa

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Antonio Papa

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