Traffico e commercio illegale, allevamenti lager intensivi e sfruttamento degli animali, spesso maltrattati, usati fino a quando sono utili, per poi essere scartati e lasciati morire di fame e di stenti. Sembra un lager degli orrori eppure si tratta di un fenomeno piuttosto diffuso che si cela dietro ad un commercio, quello dei cani di razza che non tiene conto del benessere dell’animale. Una catena che coinvolge in Europa anche i furti di cani di razza, come emerso nel 2015 da un’inchiesta di Aidaa e che porta sulle tracce di un traffico di cani rubati con l’est, per lo più la Romania dove i cani vengono poi utilizzati nella riproduzione.
Una triste realtà che si traduce in drammatiche scene di sequestri di centinaia di cani, detenuti in condizioni disumane come nel noto caso che si è verificato a Cabarrus County, a 25 miglia a nord di Charlotte, nel North Carolina, diventato un fatto emblematico che racconta il volto degli allevamenti lager.
Infatti, la struttura al suo esterno sembrava una dimora normale, con un muro di mattoni, un bel prato un po’ trascurato, qualche albero. Una facciata che non lasciava di certo presagire cosa nascondesse quel luogo di proprietà di una donna di nome Patricia Yates il cui nome fa rabbrividire solo a pronunciarlo.
Durante un controllo sugli allevamenti, lo scorso settembre 2016, gli ispettori della Animal welfare si sono trovati dinanzi ad un film degli orrori. I poveri animali vivevano all’interno della struttura in condizioni igenico sanitarie rivoltose, dormivano e mangiavano sopra ai loro escrementi che ricoprivano ogni angolo di ogni stanza della casa. Cani di ogni razza, di tutte le taglie, adulti e cuccioli così sporchi che era quasi impossibile riconoscere la loro razza. La Animal Welfare si avvalse della collaborazione di diverse associazioni, tra le quali la Humane Society, per il recupero dei cani. In totale, sono stati recuperati 105 cani, 20 gatti e tre capre. Molti esemplari erano in gravi condizioni, come una femmina di maltese, con un’infezione in bocca, senza peli, così debole da non riuscire a camminare. In quelle condizioni, il giorno del sequestro, la cagnolina è riuscita a partorire nel furgone dei volontari.
Un’altra cagnolina che aveva dei cuccioli è stata ricoverata e lo staff veterinario aveva scoperto che nell’utero vi era un cucciolo, mummificato, che aveva portato la madre in setticemia.
Molti esemplari avevano la cataratta e ulcere corneali, infezioni in bocca, le zampe rovinate dalla sporcizia e deformate a causa della vita in gabbia, senza poter far movimento.
“La maggior parte dei cuccioli erano venduti nei negozi”, ha ricordato John Goodwin, della Humane Society, sottolineando che “il miglior sistema per fermare questo fenomeno degli allevamenti illegali è di smetterla di acquistare cani di razza e adottarne oppure di rivolgersi a strutture a norma”. Infatti, secondo i dati, negli Stati Uniti, il numero dei cani dal 1970 ad oggi è triplicato, così come il settore che ha fatturato circa 65miliardi di dollari solo nel 2015.
Molti adulti erano reclusi nelle gabbie, i cuccioli erano separati giovanissimi dalle loro madri per essere spediti nei negozi di tutto il paese. Il recupero dei cani è stato faticoso ed è costato oltre 100mila dollari per le spese mediche e la riabilitazione dei cani: i volontari e gli esperti coinvolti, tra i quali il noto addestratore Cesar Millan, dovevano far camminare i cani, rinforzare la loro muscolatura facendoli nuotare. Piccoli passi in avanti, anche per conquistare la loro fiducia.
Cani traumatizzati che non avevano mai conosciuto gli affetti e la libertà. La Yates è stata arrestata per crudeltà verso gli animali e il processo dovrà svolgersi nel mese di febbraio 2017. La donna si è difesa dichiarando che “questi cani sono l’amore della mia vita!”
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