Il disastro della centrale nucleare di Chernobyl del 1986, del quale si è spesso raccontato in libri, film e videogiochi, nasconde dei lati sconosciuti all’opinione pubblica. Come il fatto ad esempio che nei pressi del sito teatro dell’immane disastro avvenuto ormai 31 anni fa ci siano numerosi cani randagi radioattivi a tutti gli effetti, a causa dell’esposizione alle scorie da parte delle loro precedenti generazioni. Durante l’evacuazione, tanti quattrozampe furono dimenticati od ignorati e rimasero sul posto. Così hanno continuato la loro vita lì, in quel posto dove la desolazione ha ben presto preso il sopravvento. E tutto questo li ha portati ad avere dei cuccioli radioattivi. A parlare di loro è Drew Scanlon, regista di un documentario breve intitolato ‘The Puppies of Chernobyl’, i cuccioli di Chernobyl.
Vengono mostrate le immagini dei cani che vivono lì nei pressi della centrale, dove l’ingresso è interdetto per una vasta zona e solo in pochi possono accedervi dietro ad appositi permessi governativi. Eppure in centinaia trasgrediscono alle regole e si trovano lì come se niente fosse: nella stragrande maggioranza dei casi si tratta delle persone che dovettero lasciare le loro abitazioni oltre trent’anni fa, o delle loro famiglie. Relativamente ai cani oggetto di interesse del documentario, la loro pelle contiene particelle radioattive. Nonostante questo, ci sono diverse onlus ed associazioni animaliste che si preoccupano di loro.
Cani di Chernobyl, c’è chi se ne prende cura
Pur essendo il contatto diretto assai nocivo, l’assistenza a questi animali viene fornita in diversi modi. Ad esempio il fondo no profit ‘Clean Futures’ intende sterilizzare quanti più animali possibili cresciuti nella zona, cani e gatti per lo più. Ed il cibo viene offerto loro attraverso l’implementazione di apposite strutture dove vengono riempiti dei contenitori con lo stesso o con acqua. Proprio la mancanza di acqua rappresenta una criticità talmente forte da compromettere la sopravvivenza stessa degli animali in zona. Per cavarsela questi bevono dalle pozzanghere contaminate. A presiedere alle operazioni di soccorso ci sono vari movimenti animalisti ucraini ma anche esteri, provenienti in particolare da Stati Uniti, Inghilterra e Germania. E nei loro ranghi operano tanti volontari, i quali si danno da fare in maniera disinteressata e solo per il bene degli animali.
C’è anche una iniziativa dedicata, chiamata ‘The Dogs of Chernobyl’. Un altro pericolo per questi quattrozampe è dato dalla presenza incontrollata della fauna locale. In quell’ecosistema così compromesso, i cani si ritrovano ad essere prede. Ai confini dell’area ad accesso limitato sorgono degli stabilimenti. I cani si spingono fino a qui ed in molti casi vengono accuditi se non adottati. Ma il pericolo di contaminazione non è affatto da sottovalutare, nonostante per alcuni esperti non dovrebbero esserci rischi sanitari immediati. Sempre per le particolari condizioni della zona, ha trovato modo di proliferare la rabbia. Alcuni cani sono stati monitorati attraverso l’applicazione di determinati collari. Con questi è possibile misurare la quantità di radiazioni alle quali sono esposti. Se dovessero esserci dei riscontri positivi, ‘Clean Futures’ provvederà subito a mettere in adozione i quattrozampe. La stessa, felice sorte che altri cani hanno potuto provare dopo essere scampati ad un triste destino.
A.P.