Non si ferma, nel nostro Paese, l’assurda e triste pratica di avvelenare cani, utilizzando i più diversi stratagemmi, come quello di ‘inquinare’ l’acqua dei pozzi in campagna. Così, domenica scorsa, alcuni cacciatori erano a passeggio coi loro cani a Cesa, nel casertano, in località Zona Arena. Secondo quanto si apprende, alcuni cani si sono introdotti in un terreno privato, dove vi era un piccolo bacino di acqua. Nello specifico, si trattava di un “pozzetto” artificiale di circa 15 centimetri di profondità.
Sembra che dopo aver bevuto da quel pozzetto, abbiano iniziato a star male. Uno è deceduto, un altro animale è grave, ed altri 3 cani presentano sintomi da avvelenamento. I cacciatori allertavano il sindaco che a sua volta chiamava in causa i Carabinieri della locale Stazione ed i volontari del Corpo degli Osservatori Ambientali. Veniva quindi identificato il proprietario del fondo. Questi è stato denunciato a piede libero, in attesa comunque dei risultati delle analisi dell’Arpac. Bisogna infatti chiarire se realmente sia stata l’acqua presente su questo fondo a determinare l’avvelenamento dei cani. E ovviamente se sia stato un atto deliberato da parte del proprietario.
Purtroppo non si tratta di casi isolati: un mese fa, sarebbero stati dei wurstel ripieni di aghi a uccidere Cesare, un meticcio che viveva a Rapallo, dove la popolazione ora si mobilita. Qualche settimana prima, bocconcini di pollo con chiodi e puntine sono stati trovati in via Ghizolfo. Poi erano arrivate le polpette con gli ami da pesca, rinvenute a parco Casale. Quindi ancora esche di ogni tipo e spugne fritte. Sempre a Rapallo, Paola Azzolini aveva denunciato la morte del suo fedele Buddy.
Intanto, nella vicina Genova era esploso il caso ‘spugne fritte’: si tratta di esche fatte con pezzettini di spugna fritti come se fossero alimenti. Queste nell’intestino si gonfiano, causando blocchi e la morte dell’animale. Se ne sono avvistate molte, da Sturla a Cornigliano, da Quezzi a Rivarolo, e i casi sembrano destinati a moltiplicarsi. Il 5 luglio scorso due cagnolini sono morti, uno a Borgoratti e uno a Valletta Puggia.
Nel nostro Paese, vi è purtroppo la triste pratica di utilizzare polpette avvelenate per ‘risolvere’ il fenomeno del randagismo. Un allarme era giunto a inizio giugno da Fabriano, dove di recente sono morti un cane e un gatto. Il consiglio resta quello di tenere sempre stretti al guinzaglio i nostri amici a quattro zampe, per paura che incappino in una trappola, ma soprattutto di denunciare questo tipo di ritrovamenti.
Durissime erano state poi le parole di Antonio Battista, sindaco di Campobasso, il quale ha condannato “la viltà e la gratuita crudeltà di chi dissemina simili esche mortali” e al tempo stesso ha dichiarato guerra a chi ‘fabbrica’ bocconi avvelenati. Da parte del primo cittadino, anche una richiesta di massima collaborazione, “fornendo indicazioni utili per l’individuazione dei responsabili che saranno prontamente denunciati”.
Una battaglia per frenare questo fenomeno è stata intrapresa ad Arezzo, dove i Carabinieri Forestali sono impegnati in una poderosa battuta volta a scovare i pericolosi manicaretti. E lo fanno avvalendosi di Titan e Puma, due cani antiveleno da poco in dotazione alle forze dell’ordine.
GM
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