Uno sconcertante, ma al tempo stesso grandissimo studio, rivela che i canguri possono comunicare con gli esseri umani. Scoperta assoluta.
Siamo abituati a relazionarci solo con i nostri simili. Una volta che acquisiamo certe abitudini siamo restii a cambiarle. Ma questo è nella natura umana. La stessa, però, che certe volte non ci porta a scoprire il bello della vita. Passando di certe, alcune volte, bel brutto della vista stessa.
Per fortuna, a volte, ci imbattiamo in alcune ricerche che ci fanno totalmente cambiare idea. Buttarci nell’ignoto. Scoprire qualcosa che fino a pochi istanti prima pensavamo non fosse nemmeno immaginabile. In questo contesto, fatto di sorprese e ricerche, c’entra, ovviamente, il mondo animale. Un mondo che riesce sempre a incantarci, sorprenderci e lasciarci di stucco quando meno ce lo aspettiamo. Ovviamente, per compiere tutto ciò, dobbiamo lasciarci anche un po’ andare.
Di recente è stato pubblicato uno studio che ha lasciato tutti a bocca aperta. I canguri possono comunicare con gli esseri umani. Pensare che un essere vivente così selvatico, come il canguro, possa solamente avvicinarsi all’essere umano era impensabile. Ora, invece, si scopre anche che tra noi e loro ci può essere una vera e propria forma di comunicazione. Basta lasciarsi andare solo un po’.
Se mai ci dovessimo trovare, per qualunque ragione al mondo, faccia a faccia con un canguro, possiamo provare a comunicare con lui. O meglio: possiamo provare a capire quali sono le sue esigenze e in che modo ci vuole far capire cosa sta provando in quel momento o cosa desidera da noi in quel momento stesso o in vista di un suo “pensiero”.
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Uno studio fondato sulla pratica. Esattamente lo studio dell’University di Sidney (posto migliore non poteva capitare) e dell’Università di Roehampton di Londra, coordinato dal ricercatore irlandese Alan McElligott, ha messo in luce come questi animali possono imparare a comunicare con l’essere umano, ricalcando il comportamento di altri animali domestici quali i cani.
Uno studio intenso che si è basato su undici canguri ancora in “cattività”, ossia non addestrati mai prima di allora. I ricercatori, appunto, hanno dapprima addestrato i canguri a trovare un bocconcino niente male, fatto di carote, patate dolci e mais, all’interno di un contenitore. Per poi chiuderlo definitivamente. Una volta chiuso il contenitore, dieci canguri su undici (forse uno non era in vena), hanno cercato di attirare l’attenzione di alcuni ricercatori presenti in quel momento con lo sguardo o battendo un colpo sulla loro gamba.
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A dichiararlo è stato lo stesso coordinatore McElligott: “Mi guardavano in faccia e poi guardavano il contenitore, proprio come farebbe un cane. Volevano comunicare con me. Sono arrivati anche a toccarmi il ginocchio”. Alan è parso davvero entusiasta e ha poi proseguito in questo modo: “Da una specie non addestrata e selvatica, come lo sono i canguri, non ci si aspetta affatto una comunicazione di questo tipo. Ma è una falsa aspettativa. – afferma nell’intervista al The Guardian – Il rapporto di comunicazione tra esseri umani e altri tipi di animali è sottostimato. Il nostro studio è la prova che si può iniziare un percorso più intenso e significativo per capire fino a dove possiamo spingerci”.
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