Tentò di annegare il suo cane che un tempo adottò da un canile di un’altra regione: ora per l’uomo arriva il carcere.
Ciò che può commette l’essere umano, a volte, è davvero fuori ogni portata di pensiero. Ma non per un atto bello, creativo, lucente o qualsiasi altra cosa che possa portare il sorriso sul volto delle persone. Neanche per sogno. Qui parliamo di atti tremendi che solo una bestia può portare a termine o tentare di farlo.
E come sempre, quando di mezzo ci sono delle “bestie” in vita, perché in altro modo non possono essere chiamate, a farne le spese sono i nostri amici a quattro zampe. Pronti, purtroppo, a rimetterci le penne, se non le zampe. Atti di violenza e maltrattamenti, ma non solo. Atti di una vigliaccheria estrema.
E quale altra vigliaccheria se non quella di sbarazzarsi del proprio cane cercando di preparare l’omicidio, perché di questo si tratta, in un piano diabolico. Purtroppo è ciò che è successo in un piccolo comune in provincia di Venezia. Ma, fortunatamente, si arriva a usare la parola “purtroppo” fino a un certo punto. Perché ciò che accade dopo pochi istanti è qualcosa di veramente miracoloso.
Per fortuna, ma non è che vanno sempre così le cose, non sempre gli atti creduli, preparati, riescono ad andare a buon fine. E avete letto bene: è solo un questione di fortuna e coraggio, che arriva da terze persone che si mettono in gioco e rischiano il tutto per tutto, anche a costa della propria vita.
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Ed è quello che è successo a San Stino di Livenza, un comune con poco più di 12.000 anime. Un uomo, sulla sessantina, aveva legato il proprio cane a un masso, con tanto di corda. Già a sentire queste parole si accappona la pelle e si intuisce dove vogliono arrivare certe parole.
Si è recato vicino al mare per poi gettarlo via. Qualche anno prima lo aveva preso, facendo anche un’opera di bene, da un canile del Friuli-Venezia Giulia. L’uomo ha completamente perso il senno della ragione e stava commettendo una delle più atroci gesta che si possa mai pensare.
Sulla sua strada, però, un pescatore. Nemmeno fosse un film. Che lo ha visto in tempo e si è prontamente avvicinato per capire cosa stessa succedendo. A quel punto l’uomo ha dichiarato di non essere il padrone del cane, ma quando è arrivata una pattuglia di carabinieri, constando il numero del microchip, la scheda combaciava con quella dell’uomo.
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Il fatto è successo a fine del 2020, ora è arrivata la sentenza di primo grado: l’uomo dovrà scontare una pena di 4 mesi in carcere, con l’accusa di tentato omicidio al cane, di nome Max. Quest’ultimo è stato preso in custodia dai volontari Enpa di Ponzano Veneto. Da quel giorno si è ripreso anche se era molto impaurito. Verrà seguito di passo in passo nel caso una famiglia si vorrà fare avanti per una eventuale adozione.
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