Si è aperto ieri, al tribunale di Nuoro, il processo nei confronti di Giuseppe Piredda, il pastore di Irgoli di 44 anni, che, nell’aprile del 2014, assieme a sui figlio sedicenne, uccise volontariamente un cucciolo meticcio, legandolo al gancio della sua jeep e trascinandolo sull’asfalto (clicca qui).
Destino ha voluto che l’uomo andasse fuori strada con la sua auto, attirando l’attenzione di una pattuglia dei Carabinieri che lo inseguirono, trovandosi di fronte ad una scena dell’orrore. Durante l’interrogatorio, l’uomo ammise di aver voluto punire il cane che infastidiva le sue pecore.
Piredda che, era assente in aula, è accusato di uccisione di animale e resistenza a pubblico ufficiale con l’aggravante di aver compiuto i reati alla presenza del figlio minorenne. Il suo avvocato Gianfranco Careddu ha chiesto per il suo assistito l’istituto della “messa alla prova” ovvero di mettere Piredda a disposizione di una associazione per la protezione degli animali come volontario.
Il processo è stato aggiornato al 24 giugno prossimo. Il giudice ha ammesso come parti civili Enpa, Anpana, Lav e Lega per la difesa del cane.
Il caso sollevò lo sdegno e venne creato un gruppo Facebook “Vogliamo giustizia per il cane ucciso ad Irgoli“. I membri del gruppo dopo la prima seduta del processo hanno aspramente criticato la richiesta dell’avvocato difensore, definendola “una proposta indecente”.
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